sabato 26 dicembre 2015

Peace and future cannon fodder


di Massimo Magnani

Questa straordinaria vignetta, pubblicata nel 1919 sul "Daily Herald" e intitolata - La pace e la futura carne da cannone -, mostra un bambino in lacrime sotto la scritta "Classe 1940", ovvero destinato all'arruolamento nell'esercito francese nel 1940. 

Clemenceau sta dicendo a Wilson e a Lloyd George:"Curioso! Mi sembra di sentir piangere un bambino!".Si tratta sicuramente della vignetta più profetica del XX secolo.

La crisi economica del 29, famosa come il martedì nero alla borsa di New York, produsse una forte depressione in tutto il mondo, in particolare in Europa.

Le disoccupazione che ne seguì (30 milioni di disoccupati in Europa), assieme ai numerosi fallimenti delle banche europee, apri le porte agli estremismi come il nazismo.

Hitler catalizzó tutta l'insoddisfazione presente in Germania.

Una proiezione molto simile a ciò che sta succedendo nel nostro contemporaneo, sic et simpliciter, con l'aggravante che tutto il Medio Oriente si trova ad affrontare una guerra interna molto grave, con alle spalle un colonialismo di ritorno piuttosto preoccupante.

Ecco, spero che l'umanità non si ritrovi al medesimo bivio, con di fronte l'ineluttabile destino di un'altra guerra mondiale.

Dux vitae ratio, la vita è guidata dalla ragione. 

Non esiste nessuna ragione valida per fare la guerra, questo dovremmo averlo imparato. Spero.

giovedì 24 dicembre 2015

Francesco: povero fra i poveri

Giotto, Approvazione della Regola (1296-1304 circa)
di Massimo Magnani

Il Santo di Assisi sceglie di farsi povero fra i poveri: per assomigliare a loro in tutto, evita di portare un'uniforme, che lo distingua fra la gente, ma sceglie un abito che lo faccia passare inosservato.

Se avessimo incontrato Francesco d'Assisi per strada, negli anni successivi alla sua conversione (1207-1209), è probabile che non lo avremmo affatto notato. In quel periodo le strade delle città medievale sono abitate da due tipi di persone: 
quelle vestite di colori, viandanti, e quelle vestite in tinta unita dal bianco al bruno a seconda del colore naturale della fibra di cui le vesti sono fatte. 
I primi sono ricchi, nobili, commercianti di successo (proprio come il padre di Francesco, Pietro di Bernardone) oppure professionisti che si possono permettere tessuti tinti di colori sgargianti.
I secondi sono la maggioranza e rappresentano i lavoratori fra i quali i più umili, i contadini.
Come si può capire in quell'epoca "l'abito fa il monaco", ne rivela esattamente la condizione sociale e persino il mestiere.
Un esempio, il mugnaio, indossa per antica usanza una particolare veste bianca.
Francesco dunque intende comunicare anche attraverso il suo vestire l'avvenuta sua conversione e il farsi penitente.
Secondo la tradizione si veste come Giovanni il Battista, cinge una cintura di cuoio ai fianchi, porta ai piedi dei calzari e cammina con un bastone dei pastori.
Più tardi però Francesco e suoi seguaci scelsero un abito ancora più umile, l'abito dei lavoratori della terra, una tunica di tessuto grezzo con il cappuccio, stretta in vita da una corda al posto della cintura.
Francesco scelse di privarsi anche delle scarpe.
I primi frati sono quasi tutti laici, scelsero di non farsi sacerdoti ne monaci: non esibiscono chierica, tonsura che ai tempi contraddistingueva la condizione di appartenenza religiosa.
Mantenersi laici, consente a Francesco e i suoi seguaci di vivere la vita dei più umili e poveri.
Questa condizione però non si concilia con il desiderio di Francesco di annunciare il messaggio evangelico, infatti era severamente vietato ai laici di commentare in pubblico la Sacra Scrittura.
Per questo motivo, Francesco, chiederà a Papa Innocenzo III, l'autorizzazione a predicare e dopo un primo momento di incomprensione egli riconoscerà la bontà dei buoni propositi di Francesco e la sua regola** nel 1210.
Papa Innocenzo però, impose a Francesco la tonsura, in modo che questi sia riconoscibile a tutti come inviato della Chiesa, il frate d'Assisi obbedì.

*la tonsura consiste nella rasatura del sommo della testa: la capigliatura rimasta circonda il capo come una corona, richiamando simbolicamente la corona di spine di Cristo in croce),

**è un documento redatto da San Francesco con il quale egli intendeva veicolare il suo messaggio spirituale, disciplinando in questo modo il nuovo Ordine francescano nascente.

sabato 19 dicembre 2015

Le meraviglie di Marco Polo

Marco Polo davanti al Gran Khan dei Tartari in una tela di Tranquillo Cremona , 1863.

di Massimo Magnani

L'avventura nel lontano Oriente di Marco Polo, durata ben 24 anni, inizia nel 1271.

In viaggio con suo padre Nicolò e suo zio Matteo, il giovane mercante veneziano visita regioni mai raggiunte dagli europei: la valle del Pamir, il deserto di Lop e quello dei Gobi.

Marco Polo si guadagnò  la piena fiducia del Gran Khan del Katai. Durante la sua permanenza in Italia, a Genova , in seguito alla battaglia di Curzola viene fatto prigioniero dai genovesi. Sarà proprio durante il periodo di detenzione che l'esploratore inizia la stesura di un diario dei suoi viaggi, forse dettando a Rustichella da Pisa, quello che poi diventerà quella splendida opera conosciuta con il nome de il Milione. Le livre de messer Marco Polo citoyen de Venise, appelé Milion, où sont décrites Lea Merveilles di monde, secondo l'edizione del Benedetto, è scritto in un francese che ignora forme lessicali italianizzate.

In origine il testo avrebbe dovuto essere un semplice libro di memorie di un mercante, ma i ricchi e avventurosi racconti si spingono ben oltre la finalità di diario di viaggio, si tratta di un vero e proprio lavoro antropologico che fece incontrare l'uomo Occidentale, la sua identità con la Civiltà orientale.

La precisione e l'acribia di alcune osservazioni, come quella del palazzo del Gran Khan, raccolte in un racconto favoloso di chi, come quando lo stupore e la meraviglia ti colpisce la prima volta, incontra e scopre tutta la bellezza del mondo.

sabato 12 dicembre 2015

Il Sultano Saladino


di Massimo Magnani 

La figura del Saladino ha lasciato tracce profonde nella tradizione storiografica e letteraria occidentale.
Campione di virtù, riconosciuto dalle culture, celebrato dalla letteratura, Saladino, Salah ad-Din, è il primo sultano della dinastia degli ayyubidi, al potere nel Vicino Oriente dall'XI al XV secolo.
Figlio di un emiro, salì al potere in Egitto, Siria e Mesopotamia grazie a una situazione di anarchia che da molti anni riguardava quei territori. Nel 1187 sconfisse a Hittin Guido di Lusingnano e conquistò la città di Gerusalemme*.
L'episodio fu il pretesto per dare il via alla reazione da parte del mondo cristiano che, parti con la cosiddetta terza crociata alla riconquista della città Santa. L'esito disastroso della spedizione consegnò nella mani del Sultano quasi la totalità della Palestina.
Celebrato dai musulmani come eroe della lotta contro i cristiani d'Occidente, il Saladino è uomo di grandi virtù morali anche per il Medioevo latino.
Dante lo colloca fra gli spiriti Magni del Limbo e lo menziona nel Convivio come uno dei signori più aperti e liberali. Saladino lo ritroviamo anche nel Novellino, dove incarna un modello di virtù cortesi e cavalleresche, doti che anche Boccaccio celebra in due novelle del Decameron. 

* Gerusalemme in ebraico significa la città delle due paci, quella terrena e quella celeste. Infatti questa città è conosciuta anche come la città celeste.

La Vergine delle rocce

Leonardo da Vinci - La Vergine delle Rocce - Londra, National Gallery.

di Massimo Magnani

Quando Leonardo dipinge questo quadro , il committente, ovvero i frati della Confraternita della Concezione, fecero richieste minuziose e precise su ciò che l'artista avrebbe dovuto rappresentare. Naturalmente Leonardo non era proprio quel tipo di artista facile da condizionare. 
La scena si ispira all'incontro fra Gesù e San Giovanni Battista, ancora bambini ed appena sfuggiti alla strage degli innocenti. 
L'opera è uno splendido esempio di ciò che Leonardo intendeva per "anima vegetativa", in altre parole esprime la sua concezione vitale ed energetica della natura in tutta la sua meraviglia. La Terra per Leonardo è un organismo vivente: le montagne sono le ossa, i fiumi le vene,il movimento delle onde del mare, il respiro. Natura e uomini vivono insieme in un Cosmo perfetto.

sabato 14 novembre 2015

stanno facendo a pezzi il mondo

di George Monbiot
Cosa hanno imparato i governi dalla crisi finanziaria? Potrei scriverci un’intera rubrica specificandolo nel dettaglio, oppure potrei spiegarlo con una sola parola,niente. In realtà dire così è anche troppo generoso. Le lezioni imparate sono contro-lezioni, anticonoscenza, nuove politiche, che difficilmente potrebbero essere meglio progettate per garantire il ripresentarsi della crisi, questa volta con maggiore impulso e un minor numero di rimedi.

E la crisi finanziaria è solo una delle molteplici crisi – la riscossione delle imposte, la spesa pubblica, la salute pubblica, soprattutto tutta l’ecologia – che le stesse contro-lezioni stanno accelerando.

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I DIECI PAESI PIÙ GENEROSI AL MONDO


Per il terzo anno di fila, il Paese più generoso al mondo è il Myanmar, mentre in fondo alla classifica si trova il Burundi. Stati Uniti, Nuova Zelanda e Canada si sono aggiudicati i primi quattro posti, mentre dei Paesi europei solo Regno Unito e Germania rientrano nella classifica dei primi dieci.

Ogni anno dal 2010 la fondazione britannica Charities Aid Foundation (Caf), che fornisce servizi a enti di beneficenza nel Regno Unito, stila una classifica dei Paesi che compiono più donazioni e attività di volontariato al mondo.


Nel 2015 il World giving index ha analizzato 145 Paesi, che rappresentano circa il 96 per cento della popolazione mondiale. Tra i risultati più sorprendenti, il nuovo sondaggio ha rivelato che solo cinque delle potenze economiche mondiali rientrano tra i 20 Paesi più generosi al mondo. Non solo, per la prima volta in sei anni gli uomini hanno fatto più donazioni delle donne e, in generale, il numero di donazioni è aumentato rispetto al passato.

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sabato 26 settembre 2015

Più che identità ci vuole un progetto

Marco Aime
Se, come afferma George Santayana, citato da Fernando Savater in questo dibattito, "Mi sembra una orribile indegnità avere un’anima controllata dalla geografia", può una convenzione geografica quale è l’Europa avere tanta forza da creare un sentimento di identità tra i suoi abitanti?

Da un lato si potrebbe rispondere che anche gli Stati che la compongono sono convenzioni geografiche modellate dalla storia e che ogni nazione in fondo, come dice Ernest Renan, è un "plebiscito quotidiano". E che ogni convenzione geografica finisce poi per creare una rete di simboli in cui si rimane impigliati.

IN BREVE

Serve davvero un nazionalismo europeo al posto di quelli esistenti, fondati sullo Stato-nazione?

Gli unici rituali collettivi europei sono meeting politici ed economici che non smuovono i sentimenti dei cittadini

Più che guardare alle radici, occorre guardare al futuro dell'Europa e immaginare una comunità diversa

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© Eutopia magazine – creative commons


venerdì 4 settembre 2015

Muro ungherese, dove finisce l'Unione europea

Il muro ungherese a Kubekhaza (foto G.Vale)

Reportage dal confine tra Serbia, Ungheria e Romania. L'attraversamento di notte a fianco dei rifugiati là dove l'Unione europea geograficamente inizia ma dove moralmente sembra finire.

sabato 25 luglio 2015

Poitiers e l'invenzione degli "europei"

Alessandro Barbero teaches Medieval History at the University of Piedmont Orientale, Vercelli
Una delle battaglie più mitizzate della storia d'Europa venne combattuta un giorno di ottobre del 732, o forse del 733, presso l'antica strada romana che collega Tours a Poitiers, in quella che gli antichi chiamavano Gallia e che ora cominciava a essere conosciuta come Francia. I franchi al comando del maestro di palazzo Carlo Martello, nonno di Carlo Magno, sconfissero un esercito arabo al comando del wali di al-Andalus, il governatore della Spagna araba, Abd el-Rahman, che trovò la morte sul campo. Nel 1902 il grande storico militare tedesco Hans Delbrück scrisse di questa battaglia, che qui chiameremo di Poitiers (ma molti, specialmente nel mondo di lingua inglese, preferiscono chiamarla di Tours): "non c'è stata nessuna battaglia più importante nella storia del mondo".

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La Magna Carta dei movimenti popolari


Un incontro mondiale di molti movimenti popolari ha elaborato il suo documento finale: la Carta di Santa Cruz dopo aver discusso per tre giorni intorno ai temi di terra, casa e lavoro. Hanno partecipato 1500 persone e le organizzazioni di 40 paesi ma anche papa Francesco. Che ha chiesto perseveranza nell’impegno di lotta per cambiamenti strutturali e ha affermato che sono sempre più urgenti trasformazioni profonde. Era la seconda volta che il papa incontrava rappresentanze di movimenti popolari (la prima fu nell’ottobre 2014, in Vaticano). Le risoluzioni finali sostengono il superamento di un “modello sociale, politico, economico e culturale in cui mercato e denaro si sono trasformati nei regolatori delle relazioni umane a tutti i livelli”

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sabato 20 giugno 2015

Biennale Democrazia - L`Europa e il mondo. Panta rei


Le storie “universali” scritte tra Otto e Novecento erano di fatto delle storie d’Europa e della conquista europea del mondo.

Storie d’Europa (non più del mondo visto e conquistato dall’Europa) si cominciarono a scrivere quando l’Europa aveva ormai perso, con il 1918, la sua posizione centrale ed egemonica; e sempre più quando, dopo il secondo conflitto mondiale, si dissolse quanto restava degli imperi coloniali.

Si potrebbe anche dire che la storiografia si è volta a considerare con tenerezza l’Europa e la sua storia quando ormai il dominio europeo sul mondo era sfumato.

Nel video, l'intervento di Luciano Canfora L'Europa e il mondo. Panta rei con l'introduzione di Antonio Gnoli

guarda il video:
www.raistoria.rai.it

sabato 6 giugno 2015

FESTIVAL DELLE CULTURE


Venerdì 5 giugno a Ravenna inizia la nona edizione del Festival delle Culture nella Darsena di città. Tre giorni interculturali ricchi di concerti, spettacoli di danze folcloristiche, dibattiti, gastronomia e mercato di prodotti da diversi angoli del pianeta. Il Diritto alla terra è il tema centrale del Festival 2015, inteso come diritto alle risorse naturali,…
LEGGI TUTTO:
http://www.festivaldelleculture.org/

sabato 9 maggio 2015

C'era una volta la storia dell'arte

Giudizio Universale - anima in pena (particolare)
di Tomaso Montanari

«Un impegno mantenuto e una scelta di civiltà: il ritorno della storia dell’arte e della musica nelle scuole», ha annunciato il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini. Ma in questi giorni un vasto movimento di insegnanti di storia dell’arte si chiede se le cose stiano davvero così: e a leggere il disegno di legge sulla cosiddetta Buona Scuola lo scetticismo appare del tutto fondato.
Nel testo, infatti, non si parla mai di un insegnamento curricolare di ‘storia dell’arte’, ma genericamente di «potenziamento delle competenze nella musica e nell’arte» e di «alfabetizzazione all’arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini». Cioè: non si studieranno Giotto e Caravaggio come si studiano Dante e Galileo, ma ci sarà una infarinatura di «immagini», fossero pure quelle dei cartelloni pubblicitari.

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IL TEMPO DELL'ASCOLTO

di Eleonora e Alvise

26 Settembre 2014, Iguala, Guerrero, Messico. Due aggressioni ravvicinate. Di ritorno da un volantinaggio, 43 studenti della scuola Normal Rural di Ayotzinapa vengono sequestrati. Tre uccisi sul posto. Un pullman di calciatori, scambiati per manifestanti, viene attaccato: l’autista, un ragazzo e una passante vengono uccisi. Agenti della polizia locale, federale e dell’esercito messicano gli autori materiali di questo massacro.

Ottobre 2014. Nasce l’assemblea de Los padres y madres de Ayotzinapa. Con cadenza mensile promuove manifestazioni congiunte a livello nazionale, assemblee e differenti forme di interlocuzione con la società civile, i media e i poteri statali. “Aparicion con vida”, l’unica domanda. É altissima la partecipazione sociale a incontri e mobilizzazioni. Il governo chiude le indagini: “Ci dispiace, i ragazzi sono morti”, politici locali in combutta con i narcos gli autori e i mandanti.

sabato 2 maggio 2015

Verginità - parte finale -

di Michele Petrino

Giancarlo Giannini era ben coscio che da un momento all’altro quella porta avrebbe potuto aprirsi. Era ben consapevole di cosa probabilmente lo avrebbe aspettato, ma dentro di se sentiva di non essere pentito. Anche se probabilmente aveva sacrificato la sua grigia e piatta vita; anche se probabilmente lo aveva fatto per gente che non lo meritava e che con ogni probabilità non avrebbe raccolto il messaggio, che con il suo gesto, aveva voluto lanciare. Sentiva ciononostante di aver fatto la cosa giusta e di averla fatta con creatività. Questo pensiero gli riempiva l’essere di una gioia, che mai avrebbe più sperato di provare. Aveva lasciato un segno. Al suo gesto sarebbe seguito un clamore, che magari sarebbe stato subito soffocato da chi di dovere, ma quel tanto bastava a se stesso. Per lui era sufficiente. Venisse adesso quel che doveva venire. Tornò sui suoi fogli. Quelli contenuti nel quaderno cui aveva affidato per lungo tempo le sue speranze. Speranze che adesso aveva visto realizzate e che poteva toccare con mano. Tra le sue dita, frusciavano le pagine che aveva riempito con le sue storie. Si fermò a riflettere a tutti i personaggi che aveva inventato, da quando aveva riacquistato la capacità di scrivere. Pensò poi a tutti quelli di cui avrebbe potuto ancora scrivere e sentì nascere dentro di se uno strano attaccamento alla vita. Questa sensazione gli procurò una fitta allo stomaco, che cercò di vincere rileggendo il racconto, che tra i pochi che aveva scritto, era quello che preferiva. Parlava di un minorato mentale, un povero freak che finiva i suoi giorni in un manicomio criminale.

sabato 25 aprile 2015

Verginità - parte 2 -

di Michele Petrino

Il Partito non aveva perso tempo. All’indomani del rinnovamento della sua tessera, Edmondo De Amicis si era visto recapitare a casa un plico proveniente dall’ufficio Obiettivi Produttivi Personali. Nel plico si leggeva che il cittadino De Amicis veniva assegnato all’ufficio Gestione Immagini del Lazzaretto. Edmondo fece uno smorfia che voleva somigliare a un sorriso. L’aveva visto accadere molte volte, in passato quando era attivo e al servizio dell’Ordine: mandavano i sospetti in quell’ufficio, a gestire le foto più ripugnanti provenienti dal Lazzaretto, ottenendo con questa tacita minaccia, una obbedienza ancora più forte. Dunque era così che lo consideravano, un sospetto…La cosa non lo stupiva ovviamente, d’altronde fin dall’inizio della sua “conversione”, aveva attirato quel tipo di accuse. Andò con la memoria al tempo della sua conversione. Ricordò la difficoltà nel compiere quel doloroso passo, ma Isabella era stata chiara: aveva avuto informazioni precise circa l’imminente presa del potere del Partito dell’Ordine. Occorreva decidere cosa fare, se restare sulla barca che affondava o riciclarsi sostenitori dell’Ordine, finchè si era ancora in tempo.

sabato 18 aprile 2015

Verginità - parte 1 -

di Michele Petrino

Anche oggi era uscito prima dal lavoro. Niente di irregolare intendiamoci. Era stato autorizzato, avendo espletato in anticipo le formalità che il suo ruolo di capo-redattore richiedevano. Aveva infatti cominciato a lavorare di buon mattino, addirittura un’ora prima dell’inizio dell’apertura ufficiale della redazione e dunque aveva adesso diritto ad uscire almeno tre quarti d’ora prima dell’orario di chiusura. Era tutto registrato, niente era contestabile. Guadagnò frettolosamente la strada che lo portava al proprio appartamento. Le strade erano deserte. Evidentemente erano in pochi quelli che avevano fatto la sua scelta, in modo da poter uscire prima dal lavoro. Non tutti usufruivano dei pur esigui spazi di discrezionalità che l’Ordine dava ai propri cittadini-lavoratori. Non tutti però avevano una passione come quella di Giancarlo Giannini. Una passione del tutto legale, intendiamoci. Nella vita di Giancarlo Giannini non c’era nulla che potesse fare ombra alla sua reputazione di perfetto giornalista, di perfetto cittadino e di perfetto militante nel partito dell’Ordine. La sua passione era il cinema. Giancarlo Giannini adorava il cinema. Ne scriveva anche sul suo giornale, anche se ormai dopo anni di lunga carriera scrivere dei film stava diventando ripetitivo. Da decenni ormai non si producevano più nuovi film, da decenni la creatività sembrava aver abbandonato la mente dell’uomo, che non riusciva più a battere nuove strade narrative, ad avere nuove idee.

sabato 11 aprile 2015

Una lingua per l'Europa parte 3

Tullio De Mauro
Le lingue e i dialetti europei appartengono, per la gran parte, a sottogruppi diversi della famiglia linguistica indoeuropea. Soltanto poche lingue non ne fanno parte, come il finlandese e l’ungherese (lingue ugrofinniche), il turco, il basco (lingua isolata senza parenti prossimi) e il malti (lingua originariamente semitica ma profondamente italianizzata). Per tutte le altre pur nella loro grande diversità domina l’affinità genetica.

Proviamo ora a osservare la situazione linguistica europea da lontano, per esempio dal continente americano e attraverso lo studio di quelle lingue che gli europei, convinti di essere cristianizzatori, colonizzatori ed esportatori di valori umani, hanno lasciato solo in piccola parte sopravvivere. Esiste, infatti, ancora qualche indigeno d'America che parla la propria lingua.

sabato 4 aprile 2015

Una lingua per l'Europa parte 2

Tullio De Mauro
Non l’Himalaya o grandi deserti delimitano l’Europa e ne hanno fatto e fanno una unità specifica. Fattori unificanti e individuanti sono stati fenomeni d’ordine storico e culturale. Un’enumerazione anche frettolosa non è breve.

Con un po’ di pazienza proviamo a elencarli: la diffusione e l’adozione dell’alfabeto greco (di origine fenicia, come la ninfa Europa) e poi l’affermazione delle sue due grandi filiazioni, l’alfabeto latino e il cirillico, che consentono di scrivere tutte le lingue europee; l’eredità e lo sviluppo sia del common law sia del civil law romani; l’eredità della cultura letteraria e scientifica della grecità classica; Roma, la sua letteratura, le sue istituzioni, il suo Impero; le ondate e il disperso insediamento della diaspora ebraica;Bisanzio e il suo Impero millenario; la cristianizzazione con le sue diverse forme istituzionali (cristianesimo cattolico romano, cristianesimo riformato e cristianesimo ortodosso); la ricezione dell’apporto arabo nelle scienze, nelle tecniche, nell’architettura; le piazze al centro delle sue città; le piazze come mercato e luogo di incontro di signori e popolo; la nascita degli stati monarchici nazionali fra tardo Medioevo e Rinascimento (una entità nuova nella storia, nuova rispetto alle organizzazioni tribali e agli imperi multietnici e alle città-stato); una secolare, quasi millenaria convergenza verso una comune lingua dell’alta cultura e del nascente pensiero critico e scientifico, quella latinità classica, medievale e moderna alla cui luce si sono formate le diverse lingue nazionali; gli 'astratti' ideali delle grandi comuni utopie, le parole e i testi in cui si sono concretate, l’Utopia appunto, di Tommaso Moro, le parole della Rivoluzione per eccellenza, liberté, égalité, fraternité, il Manifesto per eccellenza; il regime parlamentare.

sabato 28 marzo 2015

Una lingua per l'Europa parte 1

Tullio De Mauro
In questi mesi la stampa tedesca ha dedicato una certa attenzione all’agile libro di uno dei maggiori linguisti europei, Jürgen Trabant, Globalesisch, oder was? (Il global english, oppure che altro?). L’attenzione è certamente dovuta alla qualità del libro, ma anche al costante interesse con cui la stampa e i politici tedeschi (dal presidente Joachim Gauck ad Angela Merkel) seguono le questioni del multilinguismo, dalla coesistenza del tedesco con le lingue immigrate negli asili nido e nella scuola primaria, alla opportunità di espandere la conoscenza e l’uso dell’inglese nell’intera vita sociale.


Tiziano - Ratto di Europa


domenica 15 marzo 2015

PIERO DELLA FRANCESCA. Il disegno tra arte e scienza

14 marzo – 14 giugno 2015 
Cento opere che vedranno accanto al Maestro di Sansepolcro, i grandi protagonisti della teoria e della pratica del disegno prospettico e architettonico dei secoli XV-XVI:

Lorenzo Ghiberti, Leon Battista Alberti, Ercole de’ Roberti, Domenico Ghirlandaio, Giovanni Bellini, Francesco di Giorgio, Albrecht Dürer, Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi, Amico Aspertini, Michelangelo, e molti altri.
Mostra a cura di Filippo Camerota, Francesco Paolo Di Teodoro, Luigi Grasselli


Vi sono personaggi, nella storia dell’arte, che sono portatori di novità tali da innescare una vera e propria rivoluzione. Uno di questi è sicuramente Piero della Francesca che sarà protagonista della mostra “PIERO DELLA FRANCESCA. Il disegno tra arte e scienza”, curata da Filippo Camerota, Francesco Paolo Di Teodoro e Luigi Grasselli, in programma a Palazzo Magnani di Reggio Emilia dal 14 marzo al 14 giugno 2015.
Attorno al Maestro di Sansepolcro aleggia da sempre un velo di mistero e di enigmaticità dovuto sia ai pochi documenti che lo riguardano, sia alla singolarità del suo linguaggio espressivo che coniuga, magicamente in equilibrio perfetto, la plasticità e la monumentalità di Giotto e Masaccio con una straordinaria capacità di astrazione e sospensione. Un’essenzialità e purezza di forme che trovano fondamento nei suoi interessi matematici e geometrici mirabilmente espressi nei trattati che ci ha lasciato: l’Abaco, il Libellus de quinque corporibus regularibus, il De Prospecitva pingendi e il da poco scoperto Archimede. Ed è proprio su questi preziosi testimoni dell’opera scritto-grafica di Piero, in specie sul De prospectiva pingendi, che la mostra di Palazzo Magnani prende corpo.

giovedì 12 marzo 2015

SETTANT’ANNI DOPO CARLO LEVI, FERMARSI A EBOLI OGGI

http://www.fondazioneamendola.it/
Questo articolo è uscito sul Venerdì di Repubblica. Ringraziamo l’autrice e la testata. (Nell’immagine, “Lucania” di Carlo Levi . Fonte immagine)

EBOLI (Salerno) «Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania». In piazza Carlo Levi, queste prime righe di Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi sono scolpite sul piedistallo del busto di Carlo Levi, eseguito da studenti e insegnanti del liceo artistico Carlo Levi. In calce: La città di Eboli a ringraziamento per la notorietà resa, 4 settembre 1999.

Nella vita, diceva Oscar Wilde, c’è solo una cosa peggiore dell’essere chiacchierati, ed è non esserlo affatto. Quindi la cittadinanza rende grazie. Perché nonostante i reperti neolitici, la dignità di Municipium, il castello eretto da Roberto il Guiscardo, la casa dove dormì Garibaldi la notte prima di entrare a Napoli, il Me ne frego!(delle sanzioni) pronunciato da Mussolini proprio qui, Eboli stava uscendo dalla Storia. Ma Levi ce l’ha rinfilata con il suo romanzo autobiografico che racconta undici mesi di confino trascorsi fra il 1935 e il 1936 prima a Grassano, distante 128 chilometri e poi ad Aliano (140 km), nella desolata Lucania, appunto. Che è una regione storica dell’Italia antica cui Eboli (28 mila anime) formalmente, non appartiene da secoli. Levi la cita come confine tra due mondi e due tempi: dove i contadini erano trattati da cristiani, cioè da uomini, e dove invece da bestie.

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sabato 7 marzo 2015

Lavorare meno per guadagnare di più


Serge Latouche

La crisi che stiamo vivendo oggi si è aggiunta a molte altre, e tutte si sono intrecciate. Non è più solo una crisi finanziaria ed economica, ma è una crisi ecologica, sociale, culturale... cioè, una crisi di civiltà. C’è chi parla di crisi antropologica

Si, beh, il capitalismo è sempre stato in crisi. E’ un sistema il cui equilibrio è come quello del ciclista, non può mai smettere di pedalare, perché in caso contrario cade a terra. Il capitalismo deve essere sempre in crescita, l’alternativa è il disastro. Per trent’anni non c’è stata nessuna crescita dopo la prima crisi petrolifera, e da allora abbiamo pedalato nel vuoto. Non c’è stata alcuna crescita reale, ma ci sono state la crescita della speculazione immobiliare e quella del mercato azionario. E ora anche queste crescite sono in crisi.Ma nel suo libro segnala alcune misure concrete, come le tasse sul consumo eccessivo o la limitazione dei crediti. Si dice anche che si deve lavorare di meno, dovremmo lavorare di meno?

sabato 28 febbraio 2015

Il poeta dell'inutile bellezza

Fonte: http://artid.com/
da comune.info
http://comune-info.net
Pier Paolo Pasolini è stato uno dei pochi intellettuali a non credere nel mito del progresso. L’avvento della modernità, ricordava, è costato l’estinzione delle lucciole che per lui costituivano la «inutile bellezza» senza fini e proprio per questo sacra. Ma Pasolini era prima di tutto un combattente: bisogna lottare continuamente, pensava, perché il mondo può sempre peggiorare. Per questo abbiamo bisogno di Pasolini: abbiamo bisogno di imparare a lottare ogni giorno, abbiamo bisogno di ripartire dalla sacralità dei rapporti umani e con la natura

sabato 21 febbraio 2015

Miguel de Cervantes Saavedra - Il Don Chisciotte della Mancia


panchina con Sancho Panza e Don Chisciotte davanti alla casa di Cervantes
di Massimo Magnani

Il Don Chisciotte della Mancia, è un capolavoro della letteratura spagnola.
E' considerato il primo grande "romanzo moderno", forse il più importante del Seicento.
Sicuramente si tratta del romanzo che meglio descrive la crisi dei grandi ideali del Rinascimento.

Il titolo originale è "L'ingegnoso hidalgo don Chisciotte della Mancia".
Il romanzo è diviso in due parti diverse tra loro e tra l'altro scritte l'una a distanza di molti anni dall'altra. 
Siamo agli inizi del 1600, ci troviamo in un borgo dalla Mancia e un povero hidalgo (nobiluomo) Alonso Quejana, abbacinato dalla lettura di romanzi cavallereschi ne discute senza mai stancarsi con il parroco ed il barbiere.
Colto da pazzia, comincerà ad errare per il paese, dopo essersi fatto nominare cavaliere da un oste di osteria che lui crederà un castello.
Il suo cavallo lo chiamerà Ronzinante, mentre lui si fregerà del titolo di Don Chisciotte della Mancia e sceglierà per lui una dama, Dulcinea del Toboso, una contadina.

domenica 15 febbraio 2015

L'Italia potenza morbida



L’Italia, proverbialmente “media potenza” in base a numerosi parametri, è una “superpotenza” per lo meno se valutata in base a un metro particolare: quello della cultura. Il retaggio storico e la produzione scientifico-culturale possono essere utilizzate per un soft power italiano? Questa la domanda attorno a cui è ruotato il convegno svoltosi nel pomeriggio di Lunedì 19 Gennaio, presso la Sala del Refettorio della Biblioteca della Camera dei Deputati. Prima conferenza del 2015 organizzata da IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie), ha ricevuto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana (MAECI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e della Società Geografica Italiana.

continua a leggere : http://www.geopolitica-rivista.org

sabato 7 febbraio 2015

Azione popolare per il bene comune


Salvatore Settis, docente di Storia dell'Arte Antica, scuola Normale Superiore di Pisa
di Salvatore Settis

E’ necessario tornare all’idea che il bene comune ha un interesse superiore ad ogni altro interesse e tornare con convinzione al principio della pubblica utilità del patrimonio culturale.

Il bene comune è strettamente connesso al diritto romano: ovunque ci sia un conflitto fra l’interesse del singolo e quello della collettività, prevale l’interesse comune.

Ciò corrispondeva ad un’etica che non conosceva frontiere. Si generava allora un’etica condivisa, un sistema diffuso che veniva tramandato da una generazione all’altra. Ora siamo al tramonto dell’idea del bene comune. Che cosa vuol dire bene comune? Investire sul futuro, sapere che i giovani sono più importanti dei vecchi e quelli che devono ancora nascere più importanti dei giovani che già ci sono.

sabato 31 gennaio 2015

Giotto (1267 circa - 1337)


Giotto, Compianto sul Cristo, 1303-1305, Affresco, 200 x 185 cm. Padova, Cappella degli Scrovegni.
di Massimo Magnani 

Ambrogio di Bondone, detto Giotto è considerato unanimemente il più grande innovatore della pittura. 
Riconosciuto maestro e punto di riferimento per tutti gli artisti che lo seguirono nei secoli successivi.  
Giotto abbandona le forme espressive bizantine e modifica anche il modo di interloquire con i committenti, iniziando la pratica del contratto di pagamento. 
Giotto fu il primo artista ha concordare un cache sull'opera commissionata. 
In autonomia decide i materiali, le grandezze, i colori, le figure da rappresentare, senza interferenze o vincoli da parte del committente. 
Nella Basilica superiore di San Francesco, Giotto realizza il ciclo di affreschi più innovativo del trecento, considerato fra le opere più significative dell'arte italiana.

sabato 24 gennaio 2015

Surréalisme


René Magritte, Golconda, 1953.
di Massimo Magnani

Capita spesso nel Surrealismo che l'arte rappresenti immagini paradossali o addirittura assurde. Nato come movimento letterario in Francia negli anni venti del Novecento coinvolge non solo la pittura, ma anche il teatro e il cinema.
Il protagonista del Surrealismo è l'inconscio, il sogno, l'immaginazione.
Sono gli anni di Freud, il padre della psicoanalisi (1856-1939).
Per creare immagini i surrealisti dipingono basandosi su associazioni automatiche, senza riflettere, una di seguito all'altra per poi comporle tutte insieme sulla stessa tela. Neppure il il titolo del quadro è attinente all'immagine che rappresenta, spesso non vi è nessun nesso logico.
Magritte: "I titoli dei quadri non sono spiegazioni dei quadri e i quadri non sono l'illustrazione del titolo". Ogni dipinto è un mistero, anche per l'autore stesso, che a lavoro ultimato, interroga l'immagine come un osservatore.
Perché la pioggia di omini in bombetta in Golconda ha suggerito a Magritte il nome di una città dell'India, famosa un tempo per suoi giacimenti di diamanti ? 
Magritte vuole disorientare l'osservatore, vuole che sia l'immagine a comunicare qualcosa a chi la guarda. Sorpresa e incanto, dipinti con immagini misteriose di una realtà alterata nei colori e nelle dimensioni.
Il compito del Surrealismo è quello di farci vivere il sogno da svegli, toccando con mano la surrealtà, cioè quel luogo di mezzo che si colloca tra il sonno e la veglia. Razionale (sveglia) e pensiero libero, (sogno) si incontrano nella surrealtà.
René Magritte, L'impero delle luci, 1954.

sabato 17 gennaio 2015

Reddito minimo e di cittadinanza


I disegni di legge sul «reddito di cittadinanza», presentato dal Movimento 5 Stelle, e sul «reddito minimo», presentato da Sel a seguito della raccolta firme per una legge di iniziativa popolare, sono finalmente all’esame della commissione lavoro del Senato.



La proposta dei pentastellati prevede una soglia per il «reddito di cittadinanza» pari a 780 euro mensili a persona e costa 17 miliardi all’anno. Questo reddito, si legge nel disegno di legge, è stato calcolato in base all’indicatore ufficiale di povertà monetaria dell’Unione europea, pari ai 6/10 del reddito mediano equivalente familiare, quantificato per il 2014 in 9.360 euro annui. Andrà erogato sia ai cittadini italiani che agli europei residenti maggiorenni, come agli stranieri provenienti da paesi che hanno sottoscritto con l’Italia gli accordi sulla reciprocità della previdenza sociale.

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Una vacanza in Monastero


Quest’estate ho deciso di trascorrere qualche giorno di vacanza in un monastero di clausura. Pur essendoci l’imbarazzo della scelta, non ho voluto sceglierne uno a caso e così mi sono messa in contatto col monastero delle suore Clarisse di Perugia, dove vive da molti anni una nostra ex parrocchiana: Pasqualina Cavalli, oggi “suor Maria Chiara”.

  Il desiderio di trascorrere quattro o cinque giorni in un monastero non è dettato dalla moda del momento, né dalla curiosità, ma nasce dalla voglia di perfezionare la propria vita spirituale, cioè di intraprendere un cammino, una verifica di come siamo messi nel nostro rapporto con Dio.
  Perciò penso che prendere il monastero come un albergo, utilizzandolo come punto d’appoggio solo per mangiare e dormire non è l’approccio giusto: il monastero va vissuto lasciandosi guidare dai ritmi e dalle regole che lui stesso detta. Se si fa così, si torna a casa arricchiti spiritualmente.
  Le suore vanno avvisate telefonicamente anche solo una settimana prima e –se non hanno il “pienone”- mettono a disposizione la foresteria (che ha 13 posti letto, di cui uno esclusivo per i sacerdoti ospiti).      Subito ci si sente accolti e coccolati: sorrisi di benvenuto da tutte le suore che si fanno vedere da dietro la grata, e tante “coccole”: la tavola già apparecchiata solo per me, il cibo buono ed abbondante tutto per me passatomi attraverso la “ruota”, biscottini finali. Ci si sente a proprio agio.
  C’è la possibilità di parlare a lungo con suor Maria Chiara, e nel mio caso ha saputo mettere a fuoco, con dolcezza ed al tempo stesso fermezza, le zone opache e sfocate della mia fede, richiamando sempre alla grande lezione di San Francesco. [Il termine “Clarissa” deriva da “Clara”, cioè santa Chiara (in latino) che era la cugina del santo d’Assisi.].
  Si apprezza già subito questa felice anomalia rispetto al “nostro mondo”: lei non ha mai fretta, ti dedica tutto il tempo che serve, sta lì ad ascoltarti ed a parlarti, pazientemente risponde a dubbi e perplessità senza mai guardare l’orologio. Le suore sono maestre nella capacità di ascolto, e bravissime nel dare consigli che mirano a perfezionare la propria vita spirituale, il proprio modo di pregare ed il proprio atteggiamento nei confronti di Gesù, dei sacramenti, della Messa…
  È un’esperienza appagante e si ritorna a casa con una carica interiore che aiuta molto nell’affrontare meglio tutte le nostre fatiche quotidiane.