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L'ultima eccitante novità capace di appassionare anche i politologi più frigidi è certamente rappresentata dalla nuova definizione del PD come di un "Partito Nazione". Ovvero un partito talmente ampio da riuscire a includere sotto il proprio tetto tanto i fuoriusciti di SEL quanto quelli di Forza Civica, con la speranza - beninteso - di riuscire ad includere anche la dote elettorale di entrambi. A ben vedere non si tratta solo di un proposito, ma di un vero e proprio progetto politico di quelli che vorrebbe perseguire ogni "partito di governo" (terribile definizione che indica partiti che subordinano i propri contenuti alle idee e alle voglie degli elettori).
Come era successo nel dopoguerra quando la situazione internazionale rendeva il PCI "inidoneo" a governare e lasciava il potere nelle mani della sola Democrazia Cristiana, oggi la tabula rasa lasciata dal ventennio berlusconiano nel campo della destra italiana crea le condizioni per consentire al PD di ambire a quel ruolo egemone e "pigliatutto" che fu della DC (decretando di fatto in questa maniera la fine del sistema bipartitico).Il "Partito della Nazione", dunque.