venerdì 25 novembre 2016

Giotto e la povertà

Cacciata dei diavoli da Arezzo - Giotto 1295-1299

di Massimo Magnani

Nel quadro è rappresentata la città di Arezzo, colma di case colorate dipinte affastellate una sopra l’altra nei primi tentativi di una ricerca della prospettiva appena scoperta, sotto un cielo popolato da demoni volanti. In piedi, fuori dalle mura, Francesco cerca di scacciare i demoni benedicendo la città.
Due porte si aprono nelle spesse mura di Arezzo, dalla principale esce un uomo ricco mentre da quella laterale, più piccola esce un uomo povero. Tra i due c’è dipinta, in basso, una spaccatura nella terra: una crepa, un crepaccio che testimonia la voragine che separa irrimediabilmente i poveri dai ricchi.
In quel dettaglio è nascosto forse, tutto il senso dell’intero ciclo di Assisi.
Da quella fenditura, dalla manifestazione di quella ingiustizia, erano sbucati i demoni che infestavano la città.

La lotta alle diseguaglianze e alla povertà serve per saldare quella crepa e impedire che la città sia infestata dai demoni. 

venerdì 4 novembre 2016

ALBRECHT ALTDORFER, La battaglia di Alessandro Magno


Quest’opera è una delle più celebri dell’autore tedesco.

In  maniera originale, e con la tipica fantasia che gli è propria, Altdorfer traduce il soggetto storico, la battaglia di Isso tra Alessandro Magno e Dario III, avvenuta nel 333 a.C., in una visione inquietante e immaginifica.

La scena è colta da un punto di vista altissimo, con prospettive a volo d’uccello, che permette di rendere le dimensioni immense del conflitto, rappresentato come un’imminente catastrofe di proporzioni cosmiche. Tuttavia, a questa visione da lontano, che avrebbe favorito  una resa sommaria e rapida della battaglia, Altdorfer associa la sua inclinazione a raffigurare i minimi dettagli e indugia a descrivere le armature dei soldati, le bandiere svolazzanti, le quadrighe di cavalli, le lance tese; il tutto ambientato in uno spazio sconfinato e affollato di castelli, città turrite, accampamenti militari a loro volta inframmezzati da fiumi, radure, colline e vette rocciose. L’autore non sta cercando di riprodurre fedelmente la realtà, ma bensì, il suo scopo è quello di creare suggestioni in grado di evocare un mondo irreale e visionario.

Tratto da “I capolavori dell’arte – musei del mondo – Philippe Daverio

venerdì 14 ottobre 2016

Discorso ai lavoratori milanesi - Sandro Pertini

Il Presidente Sandro Pertini
La sera del 27 aprile 1945 dal microfono di Radio Milano, occupata dalle formazioni «Matteotti», Sandro Pertini, segretario del Partito Socialista nell'Italia occupata, diceva:

«Lavoratori milanesi, le catene che il fascismo vi aveva imposte per asservirvi alla sua dittatura, sono spezzate, la libertà splende su di voi e la rossa bandiera torna a sventolare nel cielo d'Italia, indicando alla classe operaia la meta del suo riscatto: il socialismo.

venerdì 7 ottobre 2016

Discorso in occasione dell'approvazione della Costituzione

Umberto Terracini
Umberto Terracini pronuncia questo discorso dopo aver comunicato il risultato della votazione con cui i deputati hanno approvato il testo finale della Costituzione, che entrerà in vigore il 1 gennaio 1948

Onorevoli colleghi,

è con un senso di nuova profonda commozione che ho pronunciato or ora la formula abituale con la quale, da questo seggio, nei mesi passati ho, cento e cento volte, annunciato all’Assemblea il risultato delle sue votazioni. Di tutte queste, delle più combattute e delle più tranquille, di quelle che videro riuniti in un solo consenso tutti i settori e delle altre in cui il margine di maggioranza oscillò sull’unità; di tutti questi atti di volontà che, giorno per giorno, vennero svolgendosi, con un legame non sempre immediatamente conseguente – in riflesso di situazioni mutevoli non solo nell’aula, ma anche nel Paese – quest’ultimo ha riassunto il significato e gli intenti, affermandoli definitivamente e senza eccezione come legge fondamentale di tutto il popolo italiano.

venerdì 16 settembre 2016

Migrations map

Campo per rifugiati siriani a Za'atri (Giordania) nel 2013
di Massimo Magnani

Non sono un amante delle statistiche e tanto meno dei numeri, eppure le cifre sono indispensabili quando vuoi misurare un fenomeno.

Perciò obtorto collo dovrò affrontare il tema numeri alla mano.

Nel 1975 i rifugiati nel mondo erano 2.775.314. In quei anni vedeva la luce Internet, due scienziati americani del centro di ricerche della Difesa statunitense realizzano un protocollo che consente di connettere diverse reti di computer. L’ingegnere americano Martin Cooper della Motorola (azienda già scomparsa nel frattempo) realizza la sua prima telefonata al cellulare.

Grandi scoperte che negli anni a venire risulteranno determinanti per la costruzione della società così come la conosciamo oggi: iperconnessa.

Oggi i rifugiati nel mondo sono 15.664.491 e poco mi consola che nel 1992 avevano raggiunto il picco di 17.784.859

Da questa fotografia numerica che cosa emerge?

Evidentemente nel corso degli anni, in varie parti del mondo, guerre, devastazioni e conflitti hanno prodotto sempre un maggior numero di transfughi che scappavano dalle loro terre per mettersi in salvo.

La Cooperazione Internazionale dove è intervenuta con corridoi e campi umanitari ha messo in salvo milioni di persone nel tentativo di dare rifugio appunto. Ciò che però non mi è chiaro è l’alto numero di asilanti e la sua costanza nel tempo.

La risposta probabilmente è che quando sei rifugiato e vivi in un campo profughi, quello non è un posto di breve fermata, ma di sosta quasi permanente. La verità è che le persone che entrano in un campo ne escono difficilmente e più passa il tempo e meno sono le possibilità di riuscire a riprogettare una propria esistenza al di fuori di esso.

Occorre ripensare le politiche dei campi di accoglienza in direzione della restituzione della persona rifugiata alla comunità in un tempo rapido, altrimenti il rischio è che per lei il futuro sia sempre uguale al presente: profugo.

Fonte: therefugeeproject.org


sabato 28 maggio 2016

Estate

Estate – Giuseppe Arcimboldo – 1563 – Kunsthistorisches Museum – Vienna
di Massimo Magnani

Giuseppe Arcimboldo, artista lombardo, divenne famoso con le sue opere inedite dall’interpretazioni allegoriche soprattutto alla corte degli Asburgo.
Questi commissionarono moltissime copie da regalare a parenti, dignitari o conservare nei propri appartamenti.

L’Estate che appartiene alla prima serie delle Stagioni,  eseguita per Ferdinando I, è considerata, in questo senso, uno dei capolavori di Arcimboldo: il volto di profilo che vi compare è costituito da spighe di grano e da qualità di frutta e ortaggi che maturano nella stagione estiva. La composizione, che a prima vista appare confusa per l’inconsueto e strabiliante assemblaggio, è in realtà armonica e ricca di fascino, anche grazie al sapiente uso dei colori e alla minuziosa descrizione dei particolari.
Dopo la serie dedicata alle Stagioni, seguirono quattro tele ispirate agli Elementi naturali tra cui assai affascinante è quella dedicata all’Acqua, in cui una ingegnosa e oculata disposizione di pesci delle qualità più varie, perle, conchiglie e coralli vanno a rappresentare il volto di un uomo.

Secondo alcuni studiosi, celate sotto le artificiose fisionomie che compaiono nei dipinti dell’Arcimboldo, sarebbero le figure dei personaggi delle corte asburgica.

In fondo gli stessi erano animati da uno spirito collezionistico insaziabile che li portava a raccogliere oggetti d’arte, curiosità, stravaganze di ogni sorta, compresi animali esotici e rarità del mondo vegetale e minerale.

sabato 21 maggio 2016

El beso

Il bacio – Francesco Hayez – 1859 – Pinacoteca di Brera – Milano
di Massimo Magnani

Appena esposto in pubblico, nel 1859, questo dipinto deve aver destato molto scalpore ai benpensanti dell’epoca.
Rappresentare un bacio così vero può aver turbato qualcuno, ma l’opera riscosse comunque unanimi consensi.
Lo spirito di esaltazione romantica che incarna il dipinto, cela con mirabile equilibrio il sentimento civile, dietro la giustificazione di un episodio amoroso.
All’indomani dell’ingresso di Vittorio Emanuele II e Napoleone III a Milano nel 1859, nella felice atmosfera di esaltazione patriottica che ne conseguì, l’amante con il cappello piumato appariva agli osservatori più scaltri come il volontario in procinto di prendere le armi contro l’odiato nemico, ma straziato dall’universale dilemma dell’eroe romantico, costretto a scegliere tra l’amor di patria e l’amore individuale.
La tela divenne subito un’ icona, dal significato emblematico, della pittura ottocentesca italiana.


La scena, toccante e piena di mistero, si svolge in un interno medievale sapientemente allineato attraverso pochi dettagli: lo spoglio parametro di pietra, l’esile semicolonna gotica addossata allo stipite del portale e la bifora che si intravede sulle scale. L’ambiente potrebbe ugualmente riferirsi al Medioevo come all’Ottocento, fornendo quindi una ambiguità sospesa in un’ineffabile indeterminatezza tra passato e presente.

sabato 14 maggio 2016

La belle Jardinière

       Madonna col Bambino e san Giovannino
                    detta La belle Jardinière
          Raffaello – 1507 – Louvre – Parigi
di Massimo Magnani

Raffaello giunse a Firenze nel 1504 con una lettera di presentazione della sorella del duca di Urbino: in essa si dichiarava che il pittore veniva in città a studiare le opere d’arte per imparare su di esse.
La Belle Jardinière, il cui nome deriva dalla florida bellezza della donna raffigurata, fu proprio il risultato di questo insegnamento: l’attenzione con cui Raffaello studiò le opere di Leonardo e di Michelangelo ebbe gran peso nell'elaborazione del dipinto, che riflette le loro conquiste soprattutto nella struttura compositiva e nella forza plastica delle figure.

Raffaello, chiamato a Roma da Papa Giulio II fece terminare l’opera dal suo seguace Ridolfo del Ghirlandaio perché la completasse con un manto azzurro.
Una volta concluso il dipinto fu portato a Siena dove rimase fino all'acquisto di Francesco I di Francia.

In questo quadro l’omogeneità formale nasce dalla stretta relazione tra i personaggi, riuniti in un'unica compatta struttura dominata dalla figura della Vergine. Il dolce intreccio degli arti e lo scambio affettuoso degli sguardi che coinvolgono la Madonna, Gesu e san Giovannino, accentuano lo schema chiuso della composizione e, al tempo stesso, conferiscono al dipinto una grazia assoluta.
Colore e geometria si integrano nella rotondità delle figure che acquistano così una fisica consistenza pur rimanendo immagini idealizzate di una bellezza divina.


sabato 7 maggio 2016

Giovanni Antonio Canal, detto “Canaletto”

Ricevimento dell’ambasciatore francese a Palazzo Ducale- Canaletto
(1720 circa) – Ermitage – San Pietroburgo.
di Massimo Magnani

Giovanni Antonio Canal, detto “Canaletto”, fu veramente un uomo dei secoli dei lumi.
Nei suoi dipinti sussiste un dominio incontrastato della luce, come dire della “ragione”.

Il dipinto conservato all’Ermitage illustra il momento culminante dell’arrivi a Venezia dell’ambasciatore francese Jacques-Vincent Languet, conte di Gergy, avvenuto il 4 novembre del 1976, e forse costituisce l’esordio dell’artista nel campo specifico della rappresentazione di eventi pubblici.
In esso ogni elemento è descritto con sfolgorante nitidezza: la mole del Palazzo Ducale, le vesti sontuose dei personaggi del corteo, le gondole nere che punteggiano il canale, i remi che incidono, netti, le lievi onde sulla superficie dell’acqua.
               
E’ intorno alla metà degli anni Venti del secolo che l’artista abbandona gli effetti chiaroscuralli tipici delle sue opere precedenti, per adottare una “maniera chiara”, che da qui in poi avrebbe caratterizzato tutta la sua produzione.

Dietro ad alcune sue tele, Canaletto ebbe lo scrupolo di apporre un iscrizione, nella quale specificava di aver ritratto la scena “con ogni maggiore attenzione”: nelle sue opere Venezia, la città lagunare, appare come un sogno, trasfigurata da una atmosfera magica, come sospesa, che la rende estranea allo scorrere del tempo e, dunque, a quel processo di decadenza che pure, all’epoca in cui l’artista visse e operò, era già in atto da tempo.



sabato 23 aprile 2016

HUMAN di Yann Arthus Bertrand



Human è un documentario del 2015, diretto dal regista Yann Arthus-Bertrand. È il primo film finanziato contemporaneamente da due fondazioni no profit: laBettencourt Schueller e la GoodPlanet.

Il film propone le interviste di 110 persone di tutto il pianeta su varie tematiche della vita. Le interviste si susseguono rapidamente senza lasciare allo spettatore particolari riferimenti visivi sulla provenienza geografica dell'interlocutore. Tutti parlano nella loro lingua madre su uno sfondo nero, che permette di nascondere eventuali dettagli sull'identità locale delle singole persone e di inserire i sottotitoli.

Il documentario è stato presentato il 12 settembre 2015 tra i film fuori concorso alla 72ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. In contemporanea è diffuso in streaming su Youtube e proiettato in 400 sale cinematografiche francesi. A partire dal 29 febbraio 2016 è stato distribuito anche nelle sale cinematografiche italiane.
Google, il partner digitale del film, ha reso il film accessibile su YouTube sottotitolato in varie lingue.

Human è un dittico di storie e di immagini del mondo, per immergerci nella profondità del genere umano. Attraverso testimonianze piene d’amore, di felicità ma anche di odio e violenza, Human ci permette di confrontarci con l’altro e riflettere sulla nostra vita. Monologhi struggenti e di rara sincerità si alternano a immagini aeree inedite, accompagnate da musiche particolarmente coinvolgenti.

Semplicemente meraviglioso.

sabato 16 aprile 2016

Riflessioni sui massimi sistemi

Galileo - Massimi Sistemi -

di Gianni Fabbri 

Il Ribelle 03/04/16

Questa crisi epocale che rimette tutto e tutti in discussione suggerisce - forse?!? - alcune riflessioni sui "Massimi Sistemi".
Riflessioni stimolate sia dalla lettura di un saggio importante, dal titolo intrigante: "Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario" di Diego Fusaro, docente di Filosofia presso l'Universita' "Vita-Salute San Raffaele" di Milano, attento studioso del pensiero di Marx e delle sue molteplici declinazioni Otto-Novecentesche, sia dalla splendida lettura che lo stesso Fusaro ha fatto del "Trattato del Ribelle" di Ernst Junger, Venerdì 1 Aprile 2016, a Misano Adriatico, nell'ambito della Rassegna "Ritratti d'autore".

"Forse la conoscenza delle teorie economiche di Marx avrebbe potuto permettere ai nostri economisti e politici di evitare, o perlomeno di attenuare, l'attuale crisi del Capitalismo"

(Bryn Rowlands, "Financial Times") 

"Ogni cosa oggi sembra portare in se' la sua contraddizione.
Macchine, dotate del meraviglioso potere di ridurre e potenziare il lavoro umano, fanno morire l'uomo di fame e lo ammazzano di lavoro.
Un misterioso e fatale incantesimo trasforma le nuove sorgenti della ricchezza in fonti di miseria. Le conquiste della tecnica sembrano ottenute a prezzo della loro stessa natura. Sembra che l'uomo nella misura in cui assoggetta la natura, si assoggetti ad altri uomini o alla propria abiezione. Perfino la pura luce della scienza sembra poter risplendere solo sullo sfondo tenebroso dell'ignoranza. Tutte le nostre scoperte e i nostri progressi sembrano infondere una vita spirituale alle forze materiali e al tempo stesso istupidire la vita umana, riducendola a una forza materiale".
(K. Marx)

E, ancora: 
"Se uno volesse comportarsi come un bue, potrebbe naturalmente volgere le spalle alle pene dell'umanità e preoccuparsi solo della propria pelle".
(K. Marx)

sabato 20 febbraio 2016

Giorgione, La tempesta


Giorgione, La tempesta, 1505-1508 circa. Venezia - Galleria dell'Accademia
di Massimo Magnani

Giorgione è un amante dei paesaggi.

Egli è attirato in particolare dalla luce e dei suoi effetti nel cielo, sulla vegetazione, sulle rocce e sulle case.

Notoriamente Giorgione dipingeva per l'alta nobiltà aristocratica, intenditori di arte e letteratura, per questo motivo spesso si trovano, nei suoi dipinti, riferimenti di alta cultura, a volte difficili da individuare.

La tempesta ad esempio è famosa per le molteplici ipotesi accampate al suo significato dai maggiori studiosi.

Nonostante i documenti dell'epoca la descrivano semplicemente come "paesaggio con temporale, una zingara e un pastore, una delle interpretazioni più moderne ci parla invece di Adamo ed Eva, che consapevoli del loro peccato, accettano con rassegnazione il loro destino.

Secondo questa interpretazione, la collera di Dio (il fulmine) si abbatterebbe su di loro e i sui loro discendenti (il bambino).
I ruderi sulla sinistra rappresenterebbero la precarietà della vita fuori dal paradiso terrestre e la deprivazione dell'immortalità.
Il ponte rappresenta la via della Redenzione, attraverso la quale l'umanità avrebbe la possibilità di riconquistare il paradiso perduto (la città fortificata sullo sfondo, simbolo della Gerusalemme celeste).

sabato 13 febbraio 2016

La Scuola di Atene


Raffaello Sanzio - La scuola di Atene, 1509-1510 - Palazzi Vaticani, stanza della Segnatura.
di Massimo Magnani

Mentre Michelangelo lavorava alla Cappella Sistina, papa Giulio II commissiona a Raffaello la decorazione di un nuovo appartamento papale. Oggi come allora ?
Raffaello era l'artista giusto per esaltare la Chiesa attraverso la riscoperta della bellezza dell'architettura classica.
L'imponente disegno prospettico  utilizzato nella Scuola di Atene richiama la grandezza degli edifici dell'impero romano, ma trae ispirazione anche dal Bramante e dallo stesso Michelangelo. 
Questi due artisti infatti si ritrovano dipinti e ritratti nei panni dei due filosofi greci Euclide ed Eraclito.
Raffaello ritrae anche se stesso nel gruppo all'estrema destra del riquadro.
L'affresco intende rappresentare la storia della filosofia classica in una immaginaria aula antica con ai lati incastonate nelle nicchie la protezione di Apollo e Minerva. Al centro della scena Platone con la barba bianca ( pare che l'artista abbia voluto fosse il ritratto di Leonardo da Vinci) che conversa con Aristotele.
Entrambi hanno in mano un libro, il Timeo per Platone e l'Etica per Aristotele.






















Raffaello, nella pittura, unisce grazia e genio. Insieme a Leonardo e Michelangelo è il terzo grande artista del Rinascimento italiano.

sabato 6 febbraio 2016

La caduta di Costantinopoli


Caduta di Costantinopoli di Jacopo Robusti detto "Tintoretto", olio su tela, 1598-1605. Palazzo Ducale Venezia


di Massimo Magnani

Protagonista di uno straordinario e rapidissimo momento di espansione, praticamente venuto dal nulla, agli inizi del XIV secolo, la Potenza ottomana nacque da una frazione dell'etnia turca e si pose come minaccia permanente ai danni dell'impero bizantino, bulgaro e serbo. 
Nella seconda metà dello stesso secolo i turchi avevano già occupato una buona parte della penisola balcanica, mentre la penisola anatolica sarebbe stata ridotta all'obbedienza solo più tardi, in pieno XV secolo.
Solo nel 1453 il Sultano Maometto II il conquistatore, liquidò ciò che restava dell'Impero bizantino con la presa di Costantinopoli, che con il nome di Istanbul divenne la nuova capitale ottomana, in sostituzione delle precedenti Bursa ed Edirne.
Una delle conseguenze della conquista fu la rivendicazione del titolo di imperatore romano, che i sultani avrebbero assunto insieme agli altri nella lunga lista delle loro prerogative.
Anche sul piano formale, quindi, divenne naturale il crescente antagonismo con coloro che in Occidente portavano la corona di Sacro Romano Imperatore e che nello stesso modo cercavano la supremazia universale in nome della religione.
La conquista di Costantinopoli andò a tagliare le direttrici del commercio italiano attraverso i Dardanelli e il Bosforo verso la Crimea.
L'impatto della caduta di Costantinopoli sul mondo bizantino fu ovviamente catastrofico e molti cristiani ortodossi ne diedero la colpa alla slealtà dell'elite militare bizantina.
In Europa, la conquista di Costantinopoli causò un profondo sgomento. Gli umanisti del Rinascimento furono atterriti dal fatto che la Grecia fosse ora sotto il dominio turco.
Scriveva lo studioso Enea Silvio Piccolomini (futuro papa Pio II) "Ecco una seconda morte per Omero e anche per Platone ....Ora Maometto regna fra noi. Ora i turchi incombono sulle nostre teste".
Il destino dei cristiani ortodossi fu considerato in Europa, una punizione di Dio per la loro debolezza e i loro peccati. Soltanto quando l'Ungheria crollò all'inizio del XVI secolo, il resto dell'Europa si risvegliò e si trovò di fronte al pericolo che incombeva da Oriente.
Il Sultano Maometto II voleva fare di Costantinopoli un centro interreligioso per tutti i "popoli del Libro", fossero musulmani, cristiani o ebrei. Questa grandiosa intenzione imperiale creò un crocevia dove le culture dell'Oriente e dell'Occidente, dell'Europa e dell'Asia s'incontrarono e si mescolarono. Galata, dall'altre parte del Corno d'Oro, rimase occidentale per popolazione e cultura. Istanbul, città cosmopolita custodiva ancora parti di città largamente italiane, come appunto Galata.
Inoltre Maometto II si dichiarò nuovo qaysar "Cesare", legittimo erede degli imperi romano e bizantino. 
Ciò fu ampiamente accettato da turchi, musulmani e studiosi greci come Giorgio di Trebisonda, che scrisse a Maometto nel 1466:"Nessuno dubita che voi siate l'imperatore dei romani. Chiunque sia legalmente il signore della capitale dell'impero è l'imperatore e Costantinopoli è la capitale dell'Impero Romano".

sabato 30 gennaio 2016

Annunciazione spiegata




Leonardo da Vinci, Annunciazione, Firenze, Galleria degli Uffizi
di Massimo Magnani

Sebbene vissuto per gran parte nel quattrocento, Leonardo da Vinci (1452 - 1519) crea opere talmente innovative da essere considerato l'artista che apre il nuovo secolo.

Affascinato dai fenomeni atmosferici, dai giochi di luce naturale, dal movimento delle acque, dalle forme delle rocce e degli alberi, Leonardo è un attento e acuto osservatore della natura e di tutte le sue forme viventi. Il suo strumento di indagine prediletto è il disegno, in cui cattura l'ampia varietà degli stati dell'animo umano.
La realtà osservata da Leonardo lo porta a studiare la rarefazione delle cose lontane rispetto a il soggetto, la poca visibilità dei contorni e dei dettagli delle figure in cui l'orizzonte smorza la velocità dei colori e attenua i contrasti fra luce e ombra. La presenza dell'aria conferisce un colore azzurrino agli elementi percepiti in lontananza: quanto più l'orizzonte è lontano, anto più l'azzurro avvolge ogni cosa, confondendola con il cielo.

Video spiegazione : 

sabato 23 gennaio 2016

Guernica


Pablo Picasso, guernica, 1937, museo Reina Sofia - Madrid
di Massimo Magnani

Nel 1937, in occasione dell'Expo di Parigi, viene chiesto a Picasso di partecipare all'allestimento del padiglione iberico con un quadro di grandi dimensioni.

Il 26 aprile del 1937 la luftwaffe nazista, inviata da Hitler a supporto del generale Franco, bombarda l'indifesa città spagnola di Guernica, provocando più di mille morti tra i civili.

Lo sdegno della comunità internazionale indusse l'artista spagnolo a dedicare il dipinto al terribile evento.
Lo strazio, la distruzione sono rappresentati dalla morte di un cavallo, di un toro e di alcuni esseri umani sorpresi dal bombardamento.
La deformazione dei volti e dei corpi esprime con pienezza e grande forza il dolore. Il cavallo e il toro sono anche simboli delle Spagna, mentre l'uso del colore grigio e le tonalità brune sono il simbolo del lutto e della morte che si sparge inesorabilmente in tempi guerra.
Vicino all'elsa della spada rotta spunta un fiore, come piccolo segno di speranza.
L'opera diventerà l'icona degli effetti disastrosi di tutte le guerre in tutto il mondo.

Il dipinto, dopo varie esposizioni all'estero, tornerà in Spagna solo nel 1981, dopo la fine della dittatura franchista nel 1975.

sabato 16 gennaio 2016

Amore e Psiche


Antonio Canova, Amore e Psiche, 1787-1793. Marmo - Parigi, Museo del Louvre.

di Massimo Magnani

Scultore appartenente al scuola neoclassica, Antonio Canova, acquisisce una fama notevole in tutta Europa per le sue opere ispirate ai miti dell'antica Grecia.

In Amore e Psiche, Canova rappresenta il dio, figlio di Venere (figura alata), che abbraccia l'amata Psiche.
La fanciulla è svenuta per aver aspirato i vapori fuoriusciti da un vaso destinato a Venere, ma che lei incuriosita  ha aperto anticipatamente.

Per Canova il marmo è il materiale più idoneo a restituire la morbidezza della carne. La levigatezza  delle sue superfici è perfetta così come la sua brillantezza, lavorata "a specchio" con finitura a cera, come insegnava Prassitele.

Prassitele: scultore greco vissuto in epoca Classica 375a.C. fu uno dei grandi maestri dell'arte greca.

sabato 9 gennaio 2016

Capire di più

Un opera va ammirata, ma soprattutto capita.
Recuperare il valore storico dell'opera d'arte e utilizzarla come macchina per pensare.

Azione popolare

Azione popolare e bene comune
Actio popularis e bonum commune
Concetti che spiegano Il diritto di ciascun cittadino di agire contro la legge nella piena ricerca del Diritto e il principio del bene comune, dove l'interesse della comunità viene prima dell'interesse del singolo. Ius e Lex , il diritto è superiore alle singole leggi.

La nostra Costituzione

L'articolo 9 che tutela il paesaggio, abbinato all'articolo 32 che tutela la salute rappresentano la tutela costituzionale meglio scritta al mondo

Tutela del patrimonio culturale

Il paesaggio è come l'aria, va respirato.
Vogliamo che l'aria sia inquinata? No, altrimenti ci ammaliamo.
Vogliamo che il paesaggio sia inquinato dalla bruttezza? No, altrimenti ci si ammala l'anima.



Il mondo salverà la bellezza?


Salvatore Settis

Si comincia

Salvatore Settis - Rimini Museo della città

Aspettando Salvatore Settis ......ora