sabato 16 aprile 2016

Riflessioni sui massimi sistemi

Galileo - Massimi Sistemi -

di Gianni Fabbri 

Il Ribelle 03/04/16

Questa crisi epocale che rimette tutto e tutti in discussione suggerisce - forse?!? - alcune riflessioni sui "Massimi Sistemi".
Riflessioni stimolate sia dalla lettura di un saggio importante, dal titolo intrigante: "Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario" di Diego Fusaro, docente di Filosofia presso l'Universita' "Vita-Salute San Raffaele" di Milano, attento studioso del pensiero di Marx e delle sue molteplici declinazioni Otto-Novecentesche, sia dalla splendida lettura che lo stesso Fusaro ha fatto del "Trattato del Ribelle" di Ernst Junger, Venerdì 1 Aprile 2016, a Misano Adriatico, nell'ambito della Rassegna "Ritratti d'autore".

"Forse la conoscenza delle teorie economiche di Marx avrebbe potuto permettere ai nostri economisti e politici di evitare, o perlomeno di attenuare, l'attuale crisi del Capitalismo"

(Bryn Rowlands, "Financial Times") 

"Ogni cosa oggi sembra portare in se' la sua contraddizione.
Macchine, dotate del meraviglioso potere di ridurre e potenziare il lavoro umano, fanno morire l'uomo di fame e lo ammazzano di lavoro.
Un misterioso e fatale incantesimo trasforma le nuove sorgenti della ricchezza in fonti di miseria. Le conquiste della tecnica sembrano ottenute a prezzo della loro stessa natura. Sembra che l'uomo nella misura in cui assoggetta la natura, si assoggetti ad altri uomini o alla propria abiezione. Perfino la pura luce della scienza sembra poter risplendere solo sullo sfondo tenebroso dell'ignoranza. Tutte le nostre scoperte e i nostri progressi sembrano infondere una vita spirituale alle forze materiali e al tempo stesso istupidire la vita umana, riducendola a una forza materiale".
(K. Marx)

E, ancora: 
"Se uno volesse comportarsi come un bue, potrebbe naturalmente volgere le spalle alle pene dell'umanità e preoccuparsi solo della propria pelle".
(K. Marx)

Citando Diego Fusaro, è proprio il caso di affermare: "Bentornato Marx!". Per i molti, invece "Marx è morto" e il suo pensiero è, nell'attuale momento storico, completamente superato: un ferrovecchio inutilizzabile da porre in archivio.
"La spia che segnala la morte di Marx - scrive Fusaro - sarebbe anzitutto - secondo i molti - il totale fallimento delle sue previsioni, che non solo non si sono avverate, ma si sono puntualmente capovolte nel loro opposto: la religione - "oppio dei popoli" - gode di ottima salute, il sistema capitalistico prolifera e conquista sempre nuovi territori, il proletariato è sempre più un ingranaggio passivo della macchina capitalistica, l'uomo è oggi più che mai lontano dalla realizzazione della sua "essenza di genere"... I suoi detrattori non hanno remore ad aggiungere le efferate dittature spuntate nei Paesi del mondo che hanno assunto come punto di riferimento la sua dottrina... In luogo della dittatura 'del' proletariato, si è realizzata la dittatura 'sul' proletariato; in luogo dell'estinzione dello Stato - borghese -, si è attuata un'inedita forma di statalismo repressivo e autoritario...
Un fallimento su tutta la linea, dunque, che testimonierebbe la irrealizzabilità del pensiero marxiano, la sua naturale vocazione a capovolgersi in feroce dittatura...
Senza operare alcuna distinzione tra il pensiero originario di Marx e il 'marxismo' successivo, ci si imita quasi sempre ad assumere ideologicamente il fallimento storico del secondo come prova inconfutabile del fallimento teorico del primo...". 

"Marx è morto", si continua a ripetere come una litania; "morto e sepolto" sotto le macerie del muro di Berlino, nell'implosione della Unione Sovietica e nella dissoluzione dei Paesi del "Socialismo reale", che a Marx si erano ispirati. In effetti morto è il 'marxismo' non Marx, non il pensiero rivoluzionario di Marx. Così come non sono morti Socrate e Platone, il loro pensiero filosofico i loro concetti di "polis" e di "demos", continuano a vivere nonostante la fine di Atene, Città-Stato; continuano a vivere perché hanno assunto una valenza universale e imperitura. Bisogna riflettere su quanto sia ancora vivo e quanto sia morto, attualmente, di Marx. 
Marx vive nella critica radicale del presente e nella speranza in un avvenire diverso e migliore. Marx vive nella critica analitica del "pensiero unico", oggi dominante, vive nella critica radicale al l'ideologia dilagante del "non avrai altra società all'infuori di me" - la società capitalistica -,coltivando invece la speranza che: "un altro mondo è possibile".
Di qui la grande sfida che Marx è in grado di lanciare ancora oggi, contro ogni rassegnazione, ogni fatalismo; contro ogni istanza adattativa è conservatrice. 
"Il presente, per quanto opaco e immutabile possa apparire 
- continua Fusaro - non è eterno, ma è destinato a tramontare non diversamente dalle epoche storiche che l'hanno preceduto...". 
La verità sta nel domani più che nell'oggi, come sosteneva Marx.
L'età del capitalismo, l'età della società capitalistica, sono l'oggi, ma non è detto, ne sta scritto, che siano anche il domani.
Il sistema capitalistico, il tipo di esistenza capitalistico oggi "globalizzato", non è l'unico possibile, e non è nemmeno il migliore - la crisi profonda in cui versa ne è una riprova! - se solo lo si analizza criticamente, con la cartina di tornasole delle categorie marxiane, e lo si considera per quello che è realmente: un assoggettamento totale dell'uomo al sistema dominante, elevato alla quarta potenza: assoggettamento dell'uomo all'uomo - dominati e dominante -; assoggettamento dell'uomo alla macchina - non la tecnica al servizio dell'uomo, ma l'uomo schiavo della tecnica -; assoggettamento dell'uomo alla natura - l'avidità senza limiti nello sfruttamento delle risorse, non pone l'uomo in armonia con la natura -; assoggettamento dell'uomo alla merce - 'consumismo' sfrenato, in una dipendenza compulsiva dalla dea merce e nella logica di marketing de' "usa e getta" -.
Questo assoggettamento coinvolge anche la sfera delle idee, creando una sorta di assuefazione per cui il capitalismo diventa irrinunciabile come l'aria che respiriamo o l'acqua che beviamo, e vanifica ogni spinta critica e ogni forma di resistenza e/o ribellione. 
È pur vero che, oggi, il modo di produzione capitalistico non ha più antagonisti, presentandosi in forma "imperiale", cosicché diventa quasi impossibile pensare forme di esistenza differenti, organizzazioni della società' e sistemi alternativi. Il capitalismo si è oggi imposto su scala globale in modo tale da affermarsi come "pensiero unico" e, di conseguenza infondere in tutti la convinzione del "non avrai altra società all'infuori di me".

Noi, cittadini del terzo millennio, cittadini del mondo globalizzato, siamo condannati a vivere la complessità.
- Complessità economica, in tutte le sue categorie:
"Globalizzazione" - Ruolo del capitale finanziario e del sistema
Banche - Cause, portata e scenari futuri della crisi.
- Complessità politica, in tutte le sue variabili: Ruolo dei Partiti (Quali 
sono e cosa sono oggi?) - Crisi della politica e della rappresentanza -
Crisi della partecipazione - Crisi delle 'forze sociali' (Sindacati e Confindustria) - 'Leader', 'Capo', o 'Principe' di machiavellica memoria?!? - Crisi delle Istituzioni (Governo, Parlamento, Magistratura e Presidenza della Repubblica) - Crisi del senso dello Stato e dell'etica 
Crisi della "Polis" (cittadinanza), della "Demos" (democrazia) e della Appartenenza.
- Complessità sociale in senso lato: Crisi dei rapporti sociali - 
Edonismo, egocentrismo e individualismo esasperati - Il Privato
dominante sul Pubblico - L'egoismo dominante sulla solidarietà - La
'Sussidiarietà' contrabbandata per solidarietà (Compagnia delle Opere e Comunione e Liberazione) - 
L'apatia, la rassegnazione e il fatalismo dominano sulla speranza,
vanificando l'impegno e la voglia di lottare. 
- Complessità delle istituzioni internazionali: Crisi delle relazioni Inter.li - Dov'è e cos'è l'Unione Europea (Federazione di Stati nazione o 
Confederazione di maxi regioni?) - Quale politica europea? - 
Esiste ancora l'ONU? - E le sue articolazioni: UNICEF, UNHCR? -
Cooperazione internazionale? (Caso Ilaria Alpi) 
- Complessità dello scenario internazionale: Scontro di Civiltà - 
Conflitti regionali e 'guerre asimmetriche' (il Mediterraneo) - 
Il terrorismo e le sue implicazioni.
- Complessità del fenomeno epocale dei flussi migratori e della sua
gestione da parte della comunità internazionale.
- Complessità delle tematiche ambientali.
- Complessità del rapporto educazione-istruzione-informazione-
Comunicazione - I 'Social network'. 
- Complessità del rapporto Investimenti-Ricerca scientifica-Progresso
"Neutralità della Scienza" (?!?) 

Un'altra faccia della complessità attuale è l'EMERGENZA.
Siamo sempre perennemente in emergenza. Lo "stato di emergenza" ha assunto il ruolo di una categoria interpretativa del nostro tempo. 
Emergenza crisi e povertà, emergenza lavoro e disoccupazione, emergenza immigrati, emergenza guerra e terrorismo, emergenza ambiente e clima, e... via elencando.
Sono questi e altri ancora gli "stati eccezionali" che si susseguono a ritmo incessante per definire i guasti prodotti da questo sistema.
Conseguenza di ciò, per affrontare le continue situazioni d'emergenza, per governare questi stati eccezionali, proliferano "governi d'emergenza", decreti e leggi di emergenza, commissari straordinari e... "sindaci sceriffi". E la "Demos"?

Per potere dipanare la matassa, per poter addentrarci nella obnubilazione delle sconosciute nebulose che ci avvolgono senza timore di non poterne uscire, bisogna tornare a Marx, riscoprire Marx, riappropriarsi del suo pensiero e delle sue categorie di analisi e di interpretazione della realtà. Per cui...
BENTORNATO MARX!

Il "Trattato del Ribelle" 
È un saggio socio-politico del 1951 di Ernst Junger, che nella lettura fatta da Diego Fusaro è stato aggiornato al tempo presente, attualizzandole categorie e principi. Un'opera che restituisce la consapevolezza che l'individuo per essere tale, per trovare la via di se' 
deve sapersi emancipare dalla massa, dai luoghi comuni, dalla omologazione sociale e culturale, dalle "maggioranze"; deve coltivare il dissenso, battagliare per esso e, per dirlo con le parole di Junger,
"essere disposto ad inoltrarsi nei tortuosi sentieri che portano al bosco - il Waldganger -.
In questo saggio Junger si interroga sui compiti che spettano agli uomini liberi (i Ribelli) nei momenti storici in cui la tirannia, comunque camuffata, impedisce loro di esprimere in modo democratico - la "Demos" di Socrate, il primo Ribelle della Storia, e di Platone... l'unica autentica democrazia. - le proprie giuste rivendicazioni al dissenso.
La definizione di Ribelle è individuale, ma si esplicita dentro alla comunità: il lupo... che si fa branco per assalire il gregge di pecore (!) 
"Quando tutte le istituzioni divengono equivoche o addirittura sospette, e persino nelle chiese si sente pregare ad alta voce per i persecutori, anziché per le vittime, la responsabilità morale passa nelle mani del singolo, o meglio del singolo che non si è ancora piegato".
Così Junger.
Quando si affermano, come oggi, i totalitarismi del capitalismo onnicomprensivo, adescante, persuadevole e pervasivo, sostenuti dalla teoria del "pensiero unico" e dalla filosofia de' "non avrai altra società all'infuori di me", quando si impongono la tecnica sfrenata e la tecnologia più sofisticata in un sistema omologatore, appiattito sulla quantità e volto unicamente al profitto che spinge il "gregge" verso il consumismo compulsivo e lo porta ad adorare il "vitello d'oro"... 
non si può indulgere nell'apatia, nel fatalismo e/o nella rassegnazione.
"Hic et nunc" (qui e ora) impone, senza indugio, di... "prendere il bosco" (Junger), di uscire dal gregge, per non annientarsi in esso, e farsi lupo.
Ogni regime totalizzante - e totalitario - come oggi è la "globalizzazione" del mercato e del capitale finanziario, ha bisogno di giustificarsi, di legittimarsi. Per questa ragione organizza false elezioni, "democratiche", con un dispendio di mezzi enormi per garantirsi il consenso; false elezioni dove tutto è già prestabilito e predeterminato - programmi, candidature, voti di scambio...-, compreso il gioco delle parti, o meglio dei partiti, "opposizioni" comprese, all'insegna del controllo del dissenso. Un dissenso istituzionalizzato è comunque utile alla tirannia, al governo del "Principe" di turno - Machiavelli fa fatto scuola! -, per legittimare la sua vocazione "democratica", la sua fede nella "Polis", nella cittadinanza e nelle partecipazione popolare... Forte nei numeri e nella maggioranza - il Partito della nazione (!) -.
"L'elettore si trova davanti a un vero paradosso, perché a invitarlo a scegliere liberamente è un potere che, per parte sua, non ha alcuna intenzione di rispettare le regole del gioco". (Junger)
Oppure, come nel nostro caso, Qui (in Italia) e Ora (ai giorni nostri) le regole le detta lo stesso "Principe" con la sua "riforma elettorale", che è elaborata ad hoc - "l'Italicum" - per garantirgli di divenire il... "Sindaco d'Italia", il Principe unico con pieni poteri e, quel che più conta, senza controlli alcuni - con la "riforma del Senato", cioè la sua soppressione/vanificazione -. Il tutto, pur non godendo della maggioranza dei votanti, grazie al "premio di maggioranza"; votanti che, stante l'attuale elevata percentuale di astensionismo, risultano non maggioranza degli elettori e quindi non rappresentativi dell'intera volontà popolare della nazione.
Il singolo Ribelle che non sta al gioco, si dà alla macchia e... si fa lupo, può tenere in scacco il regime e costringere il totalitarismo dominante ad organizzare una macchina repressiva sofisticata e capillare per impedire che... il lupo diventi branco, e "passi al bosco" - il "Waldganger" di Junger - e di lì muovere ad aggredire il "gregge".
In ecologia si definisce "biodiversità": il lupo? Deve fare il lupo, essendo per natura un predatore, deve prendere d'assalto il gregge di pecore. Solo che se lo fa... contravviene all'ordine costituito, turba la tranquillità del "gregge", per cui, viene "criminalizzato" al punto da giustificare battute di caccia per la sua eliminazione, la sua estinzione, per... ristabilire ordine e tranquillità.
Così, l'orso... Deve fare l'orso. Ma mai aggredire l'umano che ha invaso il suo territorio. Conseguenza? Subito una battuta di caccia per abbattere l'orso, eliminare il pericolo (!) La stessa cosa col cinghiale e con qualsiasi animale potenzialmente "pericoloso", da mettere subito in condizione di non nuocere.

Junger ribadisce la necessità di "passare al bosco", entrare in clandestinità... darsi alla macchia, organizzare il proprio dissenso, farsi "branco", lottare, battagliare sul territorio sostenuti dalle comunità residenti, che non devono rimanere apatiche, indifferenti, rassegnate, non greggi di pecore, ma farsi lupi a loro volta, farsi guerriglieri ribelli, trasformando la loro ribellione individualista in una autentica rivoluzione.
Per quel che riguarda il luogo dove darsi alla macchia, sostiene sempre Junger, il "bosco" è dappertutto... anche in città, dove il Ribelle può confondersi nella "Polis" e tra la "Demos". È ovunque, in ogni luogo dove il Ribelle possa praticare la resistenza. 
Partigiano del terzo millennio, il Ribelle deve colpire il nemico nelle sue retrovie... Lì è il "bosco". Da bravo partigiano il Ribelle organizza il dissenso, la rete delle relazioni, il sabotaggio, la diffusione delle informazioni e, soprattutto, la controinformazione. 

"La storia autentica può essere fatta soltanto da uomini liberi. La Storia è l'impronta che l'uomo dà al destino. In questo senso possiamo dire che l'uomo libero agisce in nome di tutti: il suo sacrificio vale anche per gli altri". (Junger)
Solo la libertà, la libertà dal condizionamento del potere totalizzante, la libertà dall'omologazione in una società pervasiva e invasiva, la libertà dal capitalismo, dal mercato della mercificazione, anche del lavoro, la libertà dalla "quantità" e dal profitto, che impongono il consumismo esasperato e compulsivo con la propaganda obnubilante, con il "bombardamento psicologico... Solo la libertà - sostiene ancora Junger - può dominare la paura, o meglio, le mille paure: paure tipiche del gregge di pecore.
Paura dell'altro, paura del diverso, paura di chi è portatore di categorie culturali, religiose e etniche altre, diverse dalle nostre, che non conosciamo, né vogliamo conoscere.
L'unica paura legittima, la dovremmo manifestare per il potere, per le diverse facce con le quali si presenta e, soprattutto nei riguardi delle sue molteplici sfaccettature, quelle più nascoste ed enigmatiche. 
Dobbiamo temere gli effetti incontrollati e incontrollabili del potere, i guasti che questi effetti - "effetti collaterali" (!) - possono provocare, effetti imprevedibili nelle conseguenze e nelle ipoteche future.

"La libertà dovrebbe essere insegnata nelle scuole agli uomini liberi" (Junger)
Se lo Stato "democratico" si oppone alla piena libertà del singolo, chiunque esso sia e chiunque rappresenti, cala la maschera e si presenta per quello che è: Stato illiberale e totalitario, anche se vanta di appartenere al contesto degli Stati liberali e democratici. 
Il Ribelle secondo Junger, pur agendo individualmente e decidendo di "passare al bosco", tra i propri principi morali da un più alto senso delle istituzioni, dalla percezione corretta della "Polis" e della "Demos" - quella delle origini, di Socrate e Platone -, da un alto senso dello Stato di Diritto, nel rispetto della Costituzione e dei suoi principi fondanti che prevedono l'universalità dei diritti. 
Per sapere che cosa sia giusto, al Ribelle, non servono teorie, né leggi o "riforme" escogitate da qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge direttamente alle fonti: moralità, etica, ideali; fonti non inquinate e non ancora disperse nei canali oscuri di presunte istituzioni, precarie, false istituzioni.
L'Io deve riconoscersi nell'altro, secondo la formula antichissima: " Tu sei quello!". L'altro può essere la persona amata, il fratello, il dolente, lo sprovveduto. L'Io che gli porge aiuto si innalza... esce dal "gregge". Qui e ora (hit et nunc) si consolida la struttura a fondamento della Società futura: l'uomo nuovo per un mondo nuovo... Essere cittadini del mondo, di un mondo senza confini, né frontiere, né muri, né barriere di filo spinato. Il 'limes' può essere ovunque, spesso anche dentro ognuno di noi. 
Il "gregge" che erge muri e barriere di filo spinato è succube delle proprie meschine paure.
"Liberte', Egalite', Fraternite'": questi i principi fondanti dello Stato moderno, sanciti dalla Rivoluzione francese, or sono tre secoli, e sanzionati dall'Illuminismo. Ma... (?) 
Fratello è chi è disponibile all'incontro, al dialogo, a rapportarsi con me: "Io lo incontro, ci parlo, lo conosco, me lo faccio amico... fratello" 
Fratello è chi è disponibile con me a rompere le catene della schiavitù, farsi Ribelle... a seguirmi nel... "passare al Bosco", farsi lupo per diventare "branco" e fare del dissenso, della ribellione, Rivoluzione... 

Il "Trattato del Ribelle", concludendo, è una dichiarazione di guerra contro tutti i totalitarismi, comunque camuffati, anche con la maschera della "globalizzazione"; afferma un moto della coscienza che si ribella allo "stato di cose presente", si ribella all'omologazione al "gregge", rifiuta la schiavitù', e si fa lupo... 
L'Angelo ribelle è l'angelo pieno di luce che si ribella all'assoluto, che alimenta il perenne conflitto tra realtà, ordine e l'Io. 
Oggi più che mai è il Dio denaro ha imporre ordine e obbedienza... Sull'altare del Dio denaro devono essere sacrificati famiglia, amicizia, fratellanza, amore... È giusto farsi Angelo ribelle! 

"Il nostro caro Angelo
Si ciba di radici e poi 
Lui dorme nei cespugli sotto gli alberi 
Ma schiavo non sarà mai

Gli specchi per le allodole 
Inutilmente a terra balenano ormai 
Come prostitute che nella notte vendono 
Un gaio cesto di amore che amor non è mai 

Paura e alienazione
E non quello che dici tu 
Le rughe han troppi secoli oramai 
Truccarle non si può più 

Il nostro caro Angelo 
È giovane lo sai 
Le reti il volo aperto gli precludono 
Ma non rinuncia mai 

Cattedrali oscurano 
Le bianche ali bianche non sembrano più 
Ma le nostre aspirazioni il buio filtrano 
Traccianti luminose gli additano il blu"

("Il nostro caro Angelo" - Lucio Battisti)

G.

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