sabato 26 dicembre 2015

Peace and future cannon fodder


di Massimo Magnani

Questa straordinaria vignetta, pubblicata nel 1919 sul "Daily Herald" e intitolata - La pace e la futura carne da cannone -, mostra un bambino in lacrime sotto la scritta "Classe 1940", ovvero destinato all'arruolamento nell'esercito francese nel 1940. 

Clemenceau sta dicendo a Wilson e a Lloyd George:"Curioso! Mi sembra di sentir piangere un bambino!".Si tratta sicuramente della vignetta più profetica del XX secolo.

La crisi economica del 29, famosa come il martedì nero alla borsa di New York, produsse una forte depressione in tutto il mondo, in particolare in Europa.

Le disoccupazione che ne seguì (30 milioni di disoccupati in Europa), assieme ai numerosi fallimenti delle banche europee, apri le porte agli estremismi come il nazismo.

Hitler catalizzó tutta l'insoddisfazione presente in Germania.

Una proiezione molto simile a ciò che sta succedendo nel nostro contemporaneo, sic et simpliciter, con l'aggravante che tutto il Medio Oriente si trova ad affrontare una guerra interna molto grave, con alle spalle un colonialismo di ritorno piuttosto preoccupante.

Ecco, spero che l'umanità non si ritrovi al medesimo bivio, con di fronte l'ineluttabile destino di un'altra guerra mondiale.

Dux vitae ratio, la vita è guidata dalla ragione. 

Non esiste nessuna ragione valida per fare la guerra, questo dovremmo averlo imparato. Spero.

giovedì 24 dicembre 2015

Francesco: povero fra i poveri

Giotto, Approvazione della Regola (1296-1304 circa)
di Massimo Magnani

Il Santo di Assisi sceglie di farsi povero fra i poveri: per assomigliare a loro in tutto, evita di portare un'uniforme, che lo distingua fra la gente, ma sceglie un abito che lo faccia passare inosservato.

Se avessimo incontrato Francesco d'Assisi per strada, negli anni successivi alla sua conversione (1207-1209), è probabile che non lo avremmo affatto notato. In quel periodo le strade delle città medievale sono abitate da due tipi di persone: 
quelle vestite di colori, viandanti, e quelle vestite in tinta unita dal bianco al bruno a seconda del colore naturale della fibra di cui le vesti sono fatte. 
I primi sono ricchi, nobili, commercianti di successo (proprio come il padre di Francesco, Pietro di Bernardone) oppure professionisti che si possono permettere tessuti tinti di colori sgargianti.
I secondi sono la maggioranza e rappresentano i lavoratori fra i quali i più umili, i contadini.
Come si può capire in quell'epoca "l'abito fa il monaco", ne rivela esattamente la condizione sociale e persino il mestiere.
Un esempio, il mugnaio, indossa per antica usanza una particolare veste bianca.
Francesco dunque intende comunicare anche attraverso il suo vestire l'avvenuta sua conversione e il farsi penitente.
Secondo la tradizione si veste come Giovanni il Battista, cinge una cintura di cuoio ai fianchi, porta ai piedi dei calzari e cammina con un bastone dei pastori.
Più tardi però Francesco e suoi seguaci scelsero un abito ancora più umile, l'abito dei lavoratori della terra, una tunica di tessuto grezzo con il cappuccio, stretta in vita da una corda al posto della cintura.
Francesco scelse di privarsi anche delle scarpe.
I primi frati sono quasi tutti laici, scelsero di non farsi sacerdoti ne monaci: non esibiscono chierica, tonsura che ai tempi contraddistingueva la condizione di appartenenza religiosa.
Mantenersi laici, consente a Francesco e i suoi seguaci di vivere la vita dei più umili e poveri.
Questa condizione però non si concilia con il desiderio di Francesco di annunciare il messaggio evangelico, infatti era severamente vietato ai laici di commentare in pubblico la Sacra Scrittura.
Per questo motivo, Francesco, chiederà a Papa Innocenzo III, l'autorizzazione a predicare e dopo un primo momento di incomprensione egli riconoscerà la bontà dei buoni propositi di Francesco e la sua regola** nel 1210.
Papa Innocenzo però, impose a Francesco la tonsura, in modo che questi sia riconoscibile a tutti come inviato della Chiesa, il frate d'Assisi obbedì.

*la tonsura consiste nella rasatura del sommo della testa: la capigliatura rimasta circonda il capo come una corona, richiamando simbolicamente la corona di spine di Cristo in croce),

**è un documento redatto da San Francesco con il quale egli intendeva veicolare il suo messaggio spirituale, disciplinando in questo modo il nuovo Ordine francescano nascente.

sabato 19 dicembre 2015

Le meraviglie di Marco Polo

Marco Polo davanti al Gran Khan dei Tartari in una tela di Tranquillo Cremona , 1863.

di Massimo Magnani

L'avventura nel lontano Oriente di Marco Polo, durata ben 24 anni, inizia nel 1271.

In viaggio con suo padre Nicolò e suo zio Matteo, il giovane mercante veneziano visita regioni mai raggiunte dagli europei: la valle del Pamir, il deserto di Lop e quello dei Gobi.

Marco Polo si guadagnò  la piena fiducia del Gran Khan del Katai. Durante la sua permanenza in Italia, a Genova , in seguito alla battaglia di Curzola viene fatto prigioniero dai genovesi. Sarà proprio durante il periodo di detenzione che l'esploratore inizia la stesura di un diario dei suoi viaggi, forse dettando a Rustichella da Pisa, quello che poi diventerà quella splendida opera conosciuta con il nome de il Milione. Le livre de messer Marco Polo citoyen de Venise, appelé Milion, où sont décrites Lea Merveilles di monde, secondo l'edizione del Benedetto, è scritto in un francese che ignora forme lessicali italianizzate.

In origine il testo avrebbe dovuto essere un semplice libro di memorie di un mercante, ma i ricchi e avventurosi racconti si spingono ben oltre la finalità di diario di viaggio, si tratta di un vero e proprio lavoro antropologico che fece incontrare l'uomo Occidentale, la sua identità con la Civiltà orientale.

La precisione e l'acribia di alcune osservazioni, come quella del palazzo del Gran Khan, raccolte in un racconto favoloso di chi, come quando lo stupore e la meraviglia ti colpisce la prima volta, incontra e scopre tutta la bellezza del mondo.

sabato 12 dicembre 2015

Il Sultano Saladino


di Massimo Magnani 

La figura del Saladino ha lasciato tracce profonde nella tradizione storiografica e letteraria occidentale.
Campione di virtù, riconosciuto dalle culture, celebrato dalla letteratura, Saladino, Salah ad-Din, è il primo sultano della dinastia degli ayyubidi, al potere nel Vicino Oriente dall'XI al XV secolo.
Figlio di un emiro, salì al potere in Egitto, Siria e Mesopotamia grazie a una situazione di anarchia che da molti anni riguardava quei territori. Nel 1187 sconfisse a Hittin Guido di Lusingnano e conquistò la città di Gerusalemme*.
L'episodio fu il pretesto per dare il via alla reazione da parte del mondo cristiano che, parti con la cosiddetta terza crociata alla riconquista della città Santa. L'esito disastroso della spedizione consegnò nella mani del Sultano quasi la totalità della Palestina.
Celebrato dai musulmani come eroe della lotta contro i cristiani d'Occidente, il Saladino è uomo di grandi virtù morali anche per il Medioevo latino.
Dante lo colloca fra gli spiriti Magni del Limbo e lo menziona nel Convivio come uno dei signori più aperti e liberali. Saladino lo ritroviamo anche nel Novellino, dove incarna un modello di virtù cortesi e cavalleresche, doti che anche Boccaccio celebra in due novelle del Decameron. 

* Gerusalemme in ebraico significa la città delle due paci, quella terrena e quella celeste. Infatti questa città è conosciuta anche come la città celeste.

La Vergine delle rocce

Leonardo da Vinci - La Vergine delle Rocce - Londra, National Gallery.

di Massimo Magnani

Quando Leonardo dipinge questo quadro , il committente, ovvero i frati della Confraternita della Concezione, fecero richieste minuziose e precise su ciò che l'artista avrebbe dovuto rappresentare. Naturalmente Leonardo non era proprio quel tipo di artista facile da condizionare. 
La scena si ispira all'incontro fra Gesù e San Giovanni Battista, ancora bambini ed appena sfuggiti alla strage degli innocenti. 
L'opera è uno splendido esempio di ciò che Leonardo intendeva per "anima vegetativa", in altre parole esprime la sua concezione vitale ed energetica della natura in tutta la sua meraviglia. La Terra per Leonardo è un organismo vivente: le montagne sono le ossa, i fiumi le vene,il movimento delle onde del mare, il respiro. Natura e uomini vivono insieme in un Cosmo perfetto.