venerdì 16 giugno 2017

La morte di Socrate Jacques Louis David - 1787

New York - Metropolitan Museum
Narra la leggenda che Napoleone aveva offerto una cifra spropositata per questo quadro, ma che dovette incassare un umiliante rifiuto dai proprietari. In effetti questa tela aveva attraversato almeno due decenni di storia fondamentali per la Francia e per il mondo, senza vedere il suo apprezzamento minimamente alterato.

Quando Jacques Louis David dipinse la morte di Socrate era da poco tornato a Parigi dal suo secondo soggiorno in Italia. Nella penisola non solo aveva avuto modo di studiare la cultura la scultura antica, ma era venuto in contatto con l'ambiente culturale che si era formato attorno alle teorizzazioni neoclassiciste di Winckelmann. I primi effetti eclatanti di queste frequentazioni si hanno proprio nella tela del Metropolitan Museum, dove le figure sono ispirate a statue antiche e la composizione ripresa da bassorilievi romani,. Il soggetto, tratto dal Fedone di Platone, vede nel sacrificio del filosofo, condannato al suicidio per la sua amara critica della società e delle istituzioni ateniesi, il simbolo della virtù propria della classicità contro la degenerazione dell'Ancien Regime. Socrate, sul letto della prigione, tende la mano verso la tazza con la cicuta, continuando a parlare con i suoi discepoli, alcuni dei quali si disperano e altri come Critone, lo ascoltano o sono assorti in meditazione, come Platone, seduto ai suoi piedi. Il quadro, divenuto quasi il manifesto stesso del neoclassicismo, fu accolto come simbolo delle virtù rivoluzionarie e repubblicane. David, impegnato anche sul piano politico, sarebbe diventato un esponente delle dottrine della rivoluzione e sarebbe stato fra coloro che avrebbero votato per la morte di Luigi XVI. Intanto, già dal 1787, anno della prima esposizione pubblica del dipinto, il successo di David fu tale che egli diventò il punto di riferimento del gusto a Parigi, influenzando la moda, il design e persino il teatro, se è vero che gli attori posavano in gruppi derivati dei suoi dipinti.
Nel dettaglio:

Dalla narrazione di Platone sappiamo che 15 discepoli assistettero alla morte di Socrate. Qui David ha scelto di rappresentarne soltanto nove, per dare maggior equilibrio e ordine estetico alla composizione.

Il decoro e la severità della prigione, tutto in pietra, trova il suo corrispettivo nella nobiltà delle teste dei seguaci di Socrate, tutte ispirate all'antico.

Molto commovente è il particolare di Santippe, la moglie di Socrate, inquadrata sullo sfondo in compagnia di alcuni familiari, che nel lasciare la prigione, dove per l'ultima volta ha incontrato il marito, si volge e accenna un estremo saluto al filosofo che però non può vederla.

Il bellissimo profilo di Platone in meditazione è certamente ispirato a una statua antica, anche se l'iconografia non sembra riconducibile ai ritratti noti del filosofo. 

Un leggero cono di luce penetra da un pertugio fuori della cornice investe Platone, quasi a indicare il naturale successore di Socrate, rendendo ancora più luminosi il ricco panneggio della veste e delle canizie della sua testa. 

Nell' austera prigione di Socrate la luce arriva da sinistra proiettando un ombra obliqua che attraversa lo sfondo. Sulla sinistra, l'elemento architettonico dell'arco rimanda  a un'ambientazione genericamente "all'antica".

Philippe Daverio - I capolavori dell'Arte - Musei del mondo - Corriere della Sera

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