sabato 10 gennaio 2015

Dedalo e Icaro


Carlo Saraceni - La caduta di Icaro - Napoli, Museo di Capodimonte
di Massimo Magnani 

Minosse incaricò Dedalo di costruirgli un palazzo dalle infinite stanze. 
Il Labirinto. 

Dopo l'edificazione, Minosse volle impedire il rientro di Dedalo alla sua patria, la Grecia, temeva che egli potesse rivelare i segreti del palazzo di Minosse. 
Dedalo non era solo, con se aveva suo figlio Icaro. 
L'isola su cui erano imprigionati era molto lontano dalla Grecia e una fuga via mare era impensabile senza l'autorizzazione di Minosse. 
Dedalo abile in ogni arte e pronto di ingegno decise che se il potente Minosse possedeva tutto quello che è dato possedere, non era Re dell'aria. 
"Per l'aria potremo andare; di lì riusciremo a fuggire". 
Raccolse penne a più non posso, le assemblò in ordine decrescente di lunghezza con fango e cera fornendo loro una forma ricurva per farle somigliare ad ali di uccelli. 
Le saldò sulle spalle proprie e del figlio e dopo averle sperimentate con successo istruì al volo il figlio. 
Lo ammonì di non volare troppo basso dove il vapore acqueo del mare poteva rendere pesanti le penne, né troppo alto, dove il calore del sole avrebbe sciolto la cera e bruciare le ali. 

Ottima era la strada di mezzo. 

Dedalo diede un bacio a Icaro prima di lanciarsi in volo, egli lo avrebbe preceduto e il figlio avrebbe dovuto seguirlo. 
Fu quello l'ultimo bacio del padre al figlio. 
Avevano fatto già un bel tratto di mare, senza che Dedalo cessò mai di osservare Icaro e di dargli buoni consigli. 
Sotto lo sguardo attonito di marinai e pastori arrivarono oltre le isole del Mare Egeo, quando Icaro, superbo, reso ardito dal volo e attratto dal desiderio di salire sempre più in alto nelle plaghe dell'etere, continuò a salire senza accorgersi di avvicinarsi troppo al sole. 
La cera delle ali cominciò a sciogliersi, le spalle di Icaro rimasero scoperte e nonostante egli sbattesse  le braccia, le sue ali non incontravano più la resistenza dell'aria. 
Chiamò il padre in aiuto e cadde nel profondo del mare Icario, che da lui prese il nome. 
Dedalo non lo vedeva più, ma non capiva come  Icaro fosse scomparso. Lo chiamò incessantemente, gridando il suo nome ai venti, senza ottenere nessuna risposta. Abbassò lo sguardo e vide un tratto di mare interamente ricoperto di piume. Capì quello che era successo e il freddo della sciagura lo colse, comprese anche come l'imprudenza del figlio ne avesse provocato la morte. 
Pianse e maledisse le sue arti, ma non poté far altro che cercare di ricomporre i resti di Icaro, lacrimando, in un sepolcro. 

(da N.Terzaghi, Miti e leggende del mondo greco-romano, G.D'Anna, Firenze, 1986) 


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