sabato 11 ottobre 2014

Palazzo Rondinini


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Il primo nucleo del palazzo si deve alla marchesa Margherita Ambra che nel 1744 acquista diverse fabbriche già esistenti lungo la via del Corso, nel tratto finale dell’antica via Lata, non lontano da Piazza del Popolo. Qui va a vivere insieme al secondo marito Alessandro Rondinini jr., discen- dente da una nobile casata lombarda emigrata a Faenza. Il figlio di questi, Giuseppe, decide la
completa ristrutturazione del palazzo affidando inizialmente il progetto all’archi- tetto Gabriele Valvassori che interviene sul lato del palazzo che dà su via Angelo Brunetti e parte della facciata sul Corso; a Alessandro Dori si deve il completa- mento della facciata e gli interventi nel cortile e negli interni. A lavori ultimati, nel 1764, il palazzo si presenta con le forme tipiche del gusto settecentesco: una residenza che somiglia ad un museo abitato, grazie alla raccolta di scultura anti- ca e pittura messa insieme dalla passione per l’arte del marchese Giuseppe. Questi, figura solitaria ed incline alla meditazione, sposa nel 1784 una giovanis- sima irlandese, Elisabeth Kenneis, che però non gli darà dei figli. Nel 1796 i due si trasferiscono a Napoli per sfuggire ai tumultuosi avvenimenti che sfoceranno nella Repubblica Romana; in quello stesso anno la moglie muore e cinque anni dopo muore anche il marchese.



Il palazzo passa in eredità ad un ramo della fami- glia, gli Zacchia, ma viene subito conteso da altre famiglie imparentate con i Rondinini. La lite per l’eredità si compone nel 1806 con il passaggio ai Caprinica, che non l’abitarono mai. Seguono poi una serie di passaggi di proprietà duran- te i quali si attueranno interventi di manutenzione che non altereranno le carat- teristiche originarie del palazzo. Nel 1904 il palazzo viene acquistato dal conte Roberto Sanseverino Vimercati che apporta sensibili trasformazioni in alcune sale dell’appartamento nobile. Nel 1946 i Sanseverino vendono la proprietà alla Banca dell’Agricoltura la quale fa eseguire un impegnativo restauro tra il 1988 e 1989 che riguarda tutto l’insieme del palazzo, sia con interventi di consolida- mento della struttura che di conservazione dei marmi, degli stucchi, delle boise- ries e dei dipinti. Dal 1990 il palazzo è in affitto al Nuovo Circolo degli Scacchi, antico sodalizio romano fondato nel 1872, che qui ha la sua sede e che conti- nua a occuparsi della sua manutenzione, nonostante gli ulteriori cambiamenti della proprietà, che ha visto il succedersi alla Banca Nazionale dell’Agricoltura la Banca di Roma e successivamente la Banca Antonveneta.
La facciata del palazzo ha un classico gusto settecentesco con doppio portale sovra- stato da balconi e il primo piano scandito da finestre timpanate. Al piano terra un movimentato androne, coperto da un complesso sistema di volte che insistono su dodici colonne antiche di granito bigio e marmo caristio, conduce al cortile conce- pito come una quinta scenografica. Il fondale è scandito in basso da una grande fontana composta da tre nicchie che accolgono altrettante statue di epoca romana. Al di sopra si trova un bell’orologio romano, con il quadrante suddiviso in sei ore, sostenuto da angeli. Alle pareti del cortile si conserva ciò che resta della collezione antiquaria di rilievi, epigrafi e sculture che nel corso dell’Ottocento è andata in gran parte dispersa (a questa apparteneva anche la celebre “Pietà Rondinini” al Museo d’Arte Antica al Castello Sforzesco, ora a Milano). Riccamente ornati risultano anche il vestibolo e lo scalone d’onore. Al piano nobile le stanze presentano una decorazione di gusto tardo barocco con ricchi pavimenti a intarsio marmoreo, dai quali spiccano il volo le rondini, simbolo araldico dei primi proprietari; spiccano inol- tre soffitti decorati con dipinti mitologici e architetture illusionistiche; le pareti orna- te da sculture, busti e fregi classici e un buon numero di quadri sia italiani che stra- nieri. Di gran pregio è la galleria con volta affrescata da Jacques Gamelin nel 1772 con la Caduta di Fetonte.

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